Semafori-truffa, l’inchiesta coinvolge tutti

PINETO – Ci sarebbero amministratori comunali, il comandante dei vigili urbani e i titolari della ditta del nord Italia tra gli indagati nel’inchiesta della magistratura teramana sui famigerati "semafori-truffa", i cosiddetti T-Red che nei mesi scorsi avevano portato, soltanto a Pineto, all’annullamento diretto da parte del prefetto di 3.500 verbali di contravvenzione. La procura teramana, diretta dal procuratore Gabriele Ferretti e dal sostituto Davide Rosati, attraverso le sezioni di polizia giudiziaria della Polstrada di Teramo, ha analizzato non soltanto le modalità di acquisizione e sviluppo dei fotogrammi scattati dalle fotocamere installate sui semafori e collegati ai meccanismi di controllo dei colori, ma anche le delibere comunali di istituzione dei sistemi di controllo, fino al contratto tra il Comune e la ditta Ci.Ti. Esse. Le ipotesi di reato vanno dalla truffa al falso, all’abuso d’ufficio, all’usurpazione di di pubbliche funzioni. Sembra che la ditta installatrice dei semafori fosse anche il soggetto che gestiva i verbali forte dell’esistenza a monte di un contratto che prevedeva una percentuale sull’introito derivante dalla riscossione delle multe. Perchè queste fossero di più, era stata tarata una durata del "giallo" più breve, tale da impedire di evitare il rosso nell’intento di liberare gli incroci. Una curiosità è emersa dall’indagine: i verbali avrebbero "salvato" quei soggetti non redditizi quali le auto con targa straniera, quelle delle forze dell’ordine e di soccorso.