TERAMO – Valgono 2,8 miliardi di euro i cibi e le bevande consumati a tavola tra il cenone della vigilia e il pranzo di Natale che nove italiani su dieci hanno trascorso a casa con parenti o amici. E’ il bilancio stimato dalla Coldiretti che conferma come gli italiani non rinuncino all’appuntamento più tradizionale dell’anno per il quale si è spesa la stessa cifra dello scorso anno (+0,3 per cento). Con meno caviale, ostriche, salmone e champagne e – sottolinea la Coldiretti – più bollito, cappelletti in brodo, pizze rustiche, dal Natale 2010 esce rafforzata la tendenza alla riscoperta del legame con i prodotti del territorio che si è espressa a tavola nella preparazione delle ricette del passato: dai cappelletti in brodo della Romagna al cappone in Piemonte, dai canederli in Trentino alla minestra di cardi in Abruzzo, dalla brovada e muset con polenta in Friuli, alle scillatelle in Calabria, dal pandolce in Liguria al fristingo nelle Marche e le molte altre specialità presenti in tutte le Regioni italiane. Un appuntamento che, nonostante i profondi cambiamenti negli stili di vita, è fortemente radicato nella popolazione, come dimostrano – spiega la Coldiretti – gli spostamenti per tornare nei luoghi di origine e ritrovare i gusti, i sapori ed i territori dei quali è si mantenuto saldo nel tempo il ricordo. La maggioranza delle tavole sono state infatti imbandite con menù a base di prodotti o ingredienti nazionali con una spesa stimata – conclude la Coldiretti – in 700 milioni di euro per le carni compresi i salumi, 560 milioni di euro per spumante, vino ed altre bevande, 420 milioni di euro per dolci con gli immancabili panettone, pandoro e panetteria, 420 milioni di europer ortaggi, conserve, frutta fresca e secca, 280 milioni di euro per il pesce e 140 milioni di euro per formaggi e uova.