TERAMO – Omicidio volontario premeditato, con vilipendio e occultamento di cadavere. Sono le contestazioni con cui la procura di Teramo chiede il processo per Romano Bisceglia, il pregiudicato 50enne teramano in cella dal 12 aprile scorso per aver ucciso e straziato con un grosso coltello la teramana Adele Mazza, 49 anni, il cui corpo fu rinvenuto a pezzi avvoltiin buste della spazzatura lungo una scarpata di via Franchi, a Pasqua dello scorso anno. Alla base di quel feroce delitto, secondo la magistratura teramana, c’era un movente futile ma fondamentale per la sopravvivenza economica di Bisceglia, che lucrava sugli incontri con i clienti della donna e sui proventi dello spaccio di droga. Lei voleva smettere e Bisceglia questo non lo accettava. Da qui le tante liti, una delle ultime anche in pubblico e sotto gli occhi di numerosi testimoni, fino al tragico epilogo: il voler cambiare vita di Adele Mazza si trasforma in una morte atroce, soffocata con il filo della corrente e poi sezionata come si fa con un animale, i resti trasportati su un carrello porta cassette delle bevande fino alla scarpata. Un tragitto troppo breve, dal luogo del delitto, e la vicinanza dell’abitazione di Bisceglia è una ‘firma’ fin troppo evidente per gli investigatori. Che trovano tracce di sangue, il cui Dna è forse indiscutibilmente della vittima, nella casa di Bisceglia, ma soprattutto le sue impronte sul nastro adesivo usato per sigillare uno dei sacchi dell’immondizia dove c’era un pezzo della vittima. Punti di forza dell’accusa, che adesso presenta il conto a Bisceglia, volendolo processare in un giudizio che punta alla condanna a vita: e poco importa se l’arma utilizzata per sezionare la vittima non sia mai stata trovata.