TERAMO – Non appare impensierito, o comunque non si dichiara colto di sorpresa l’assessore al Bilancio del Comune di Teramo, Alfonso Di Sabatino, dalla pubblicazione di uno studio condotto dall’Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre dal quale emerge che Teramo è il quarto Comune in Italia per incidenza di indebitamento sulle entrate correnti.
Assessore Di Sabatino è preoccupato dall’esposizione dell’ente? E’ un allarme giustificato?
I dati sull’indebitamento sono incontrovertibili ma non ci lasciano stupiti. Oggi registriamo una percentuale di debito che si aggira intorno al 175%, ma sapevamo di essere la “Giunta delle opere”. L’inasprimento del debito, se funzionale alle opere pubbliche da realizzare, non può essere letto come un dato negativo a priori. Ci siamo caricati una responsabilità che alla fine è stata lungimirante.
Quando parla di responsabilità fa riferimento al fatto che i debiti sono dovuti alla presenza di mutui contratti dalla precedente amministrazione?
Questa amministrazione si è proposta ai cittadini in una linea di continuità con quella precedente e ne condivide le scelte politiche. Nel 2007, quando ci fu lo sforamento del patto di stabilità, furono attivati 16 milioni di euro di mutui. Questa operazione era necessaria a non perdere ulteriori contributi statali, che ammontavano ad ulteriori 9 milioni, e che servivano per finanziare tante opere strategiche che sono poi state messe in cantiere per la città. C’è da aggiungere un elemento: se è vero infatti che stiamo pagando i debiti contratti in precedenza, va anche detto che questa scelta si è rivelata azzeccata oggi, in un momento in cui il federalismo fiscale ci impone razionalità e riduce drasticamente (dal 15% all’8%) agli enti locali la possibilità di attivare nuovi mutui.
Questo però come si traduce in termini di ricadute per i cittadini e di servizi erogati?
Abbiamo numerose criticità e un bilancio reso rigido da minori trasferimenti, dal venir meno dell’Ici e da spese fisse come quella del personale. Il Comune dovrà continuare dunque a garantire servizi importanti e che rappresentano punti di eccellenza, come ad esempio quelli legati all’istruzione e al sociale, con risorse proprie. Per fare questo è importante continuare nelle politiche di lotta all’evasione fiscale che il Comune ha già avviato ad esempio con l’Ici, e l’imposta comunale sulla pubblicità. L’equità sociale e contributiva sono concetti di giustizia sociale, sul quale spesso invece viene fatta della demagogia politica. Ma anche i settori dovranno fare la loro parte e fare scelte oculate di concerto con il sindaco.
Si è parlato ultimamente anche di mettere ordine nel patrimonio immobiliare dell’ente. Fa parte anche questo della razionalizzazione che il Comune deve portare avanti?
Sicuramente, il federalismo ci impone rigore amministrativo e il sindaco Maurizio Brucchi ha colto perfettamente che va fatto un lavoro di gestione su una delle leve strategiche dell’ente, quella patrimoniale, sulla quale va fatto un lavoro di ricognizione per poterla impiegare al meglio.