Liste d'attesa, Brucchi: "Aumentano per un ricorso massiccio agli esami"

TERAMO – Gli assetti organizzativi emersi dopo l’emanazione dell’atto aziendale della Asl, ma anche i problemi legati alle liste d’attesa, sono stati i temi al centro di una riunione della Commissione Salute riunitasi oggi in Comune alla presenza del direttore sanitario della Asl, Camillo Antelli. Un incontro al quale ha preso parte anche il sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi, che ha avuto modo di pronunciarsi in merito ai contenuti dopo le polemiche esplose e di esprimere apprezzamento per le soluzioni individuate per porre fine a un problema che il primo cittadino perorava da tempo, quello dei cosiddetti “primari a scavalco”, in sostanza direttori di unità operative che svolgevano contemporaneamente funzione di primario in reparti di presidi diversi. Da qui la necessità di trasformare le unità operative complesse in unità operative semplici e attribuire così ruoli di coordinamento al personale facente funzione. “E’ un assetto organizzativo temporaneo – ha dichiarato il sindaco – che tuttavia fornisce una prima risposta ai problemi di strutturazione che trascinavano da tempo”. “Le esigenze dei territori non rimarranno inascoltate" precisa Brucchi che ha annunciato la convocazione del Comitato ristretto dei sindaci per giovedì alle 18. Durante questo incontro verranno chiariti non solo i contenuti dell’attuale documento aziendale, ma i sindaci potranno sottoporre le istanze programmatiche alla stesura dell’atto definitivo che verrà emanato dopo il recepimento delle linee guida regionali. La riunine odierna ha fornita tuttavia l’occasione per approfondire le criticità legate alle liste d’attesa. Per il sindaco Brucchi c’è un problema legato a una domanda “forte, ma non sempre giustificata”, da qui la proposta lanciata dal direttore sanitario della Asl, Camillo Antelli, di attivare una fase di filtro attraverso la costituzione di Unita’ Territoriali di Assistenza Primaria (Utap). Sostanzialmente l’idea è quella di costituire delle Unità operative attraverso le quali i medici di base, attraverso una più stretta collaborazione con l’ospedale, possano coprire l’intero ciclo di assistenza primaria limitando al tempo stesso il ricorso alle prestazioni direttamente nei presidi.