TERAMO – «La mia protesta era rivolta alla ‘governance’, alla ‘testa’ della Protezione civile, non agli uomini che la compongono come i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e le associazioni di volontariato che svolgono un ruolo importantissimo per la tutela della nostra incolumità». Piano piano che si allenta la pressione dell’emergenza, si cominciano a delineare meglio il quadro di cosa si è fatto e di cosa non è andato. Così come le polemiche che prendono forma, anche sotto quella delle precisazioni. Il consigliere regionale del Pd, Claudio Ruffini, che aveva criticato nelle ore del dramma quello che non si era fatto, oggi aggiusta il tiro, spiegandosi: «Mi inchino verso le persone che mettono dedizione, impegno civile e abnegazione ogni giorno in quello che fanno. Volevo dire che il sistema è da rivedere. Il problema è la ‘governance’ dell’emergenza: tutto quanto va fatto prima e durante per pianificare e coordinare le numerose operazioni e azioni che vanno svolte spesso in contemporanea in queste circostanza – spiega Ruffini -. Il ruolo delle Prefetture e delle sale operative, il protocollo d’intervento, i Piani di emergenza, il fatto che oggi, anche alle luce delle numerose disposizioni emanate da Brunetta, è semplicemente impensabile che allerta, allarmi e disposizioni possano viaggiare via fax, magari fuori orario d’ufficio. Tutte questioni che, fuori dalla polemica, non possono essere rinviate perché dal dramma si passa alla tragedia in un attimo e una comunicazione efficace, cui segua il montaggio di una transenna, può evitare un morto». Rispetto per il dolore e la preoccupazione del dramma, sostiene il consigliere Pd, ma sull’altro fronte non bisogna dimenticare che «di emergenza in emergenza, soprattutto in Abruzzo, ci sono nodi che rimangono irrisolti, molti dei quali si intrecciano con il nodo più grande di tutti: l’organizzazione e la governance di pezzi di apparato pubblico la cui natura specifica è proprio quella di reagire con efficacia ed efficienza nelle situazioni critiche. Il dolore e la preoccupazione per il dramma – conclude Claudio Ruffini -, non devono far apparire fuori luogo gli allarmi dei Sindaci su questioni come finanziamenti, contributi, aiuti. Temiamo di essere lasciati soli: e dopo il terremoto, l’Abruzzo, non se lo può permettere».