CIVITELLA – Corsa contro il tempo, di inquirenti e investigatori che indagano sull’omicidio di Carmela-Melania Rea, per acquisire e conservare le prove sul luogo in cui si presume sia avvenuto il delitto, la pineta di Ripe di Civitella, dove ieri, grazie al fiuto di Atos, un cane molecolare, sono state rinvenute tracce biologiche oltre
a un orecchino della donna, a una catenina e a un laccio emostatico. Quest’ultimo reperto fa il paio con la siringa ritrovata conficcata su un seno di Melania, molto probabilmente un tentativo di depistaggio o un messaggio sibillino del killer, che in ogni caso, all"appuntamento’ con la vittima, era andato ‘preparato’: con i due oggetti che fanno pensare subito alla droga, ma soprattutto con un coltello a serramanico, con cui ha
infierito sulla giovane mamma. Debbono fare in fretta, gli inquirenti (sul posto, fino alle 5 di questa mattina, e ancora oggi, i Ris di Roma, con il colonnello Luigi Ripani), perchè il tempo promette pioggia e questo danneggerebbe irreparabilmente la scena del crimine. Fondamentale, per il ritrovamento dei reperti, il cambio di
unità cinofile, con l’impiego del pastore belga malinois del soccorso alpino della Guardia di finanza specializzato nella ricerca in superficie. Il dispiegamento di forze, per dare un volto e un nome all’assassino (fonti della procura ascolana smentiscono che vi sia una rosa definita di sospetti), è massiccio, come pure è allargato il pool di magistrati: i tre pm ascolani Monti, Pirozzoli e Picardi (quest’ultimo si stava occupando della scomparsa di Melania) e la collega teramana Greta Aloisi. Non è escluso che, anche quando verrà stabilita la competenza
territoriale, le due procure continueranno a lavorare fianco a fianco, come è avvenuto tra magistrati di Ascoli e Ancona nel caso di Rossella Goffo, la funzionaria della prefettura scomparsa dal capoluogo marchigiano un anno fa e ritrovata cadavere a Colle San Marco, lo stesso da cui si era allontanata Melania lunedì scorso. Importantissimo è fissare con il minor margine d’errore possibile l’ora della morte della Rea, per capire quante ore – e dove – sia stata in balia del suo assassino. E’ strano infatti, se la morte si colloca nel giorno stesso della scomparsa, che il cadavere sia stato esposto un giorno e mezzo senza che nessuno lo abbia visto (solo mercoledì pomeriggio forse un cercatore di funghi se ne accorge e avvisa i carabinieri con una telefonata anonima) e senza che gli animali, come i cinghiali che si trovano in zona, ne abbiano fatto scempio. Sul corpo di Melania ci sono solo le coltellate inferte dall’omicida e i segni di un vivace tentativo di resistenza da parte della donna. La vittima, peraltro, aveva un fisico statuario, era alta un metro e ottanta. Dunque, non una donna fragile, e soprattutto una donna determinata a combattere per la propria vita e per avere una chance di rivedere la sua bambina, i suoi affetti. L’assassino deve aver dovuto lottare non poco, e forse sul suo volto o sugli arti sono rimaste delle ferite. Un’altra speranza, per chi indaga, di scoprire il killer.