TERAMO – I tempi per avere risposte certe sul delitto di Melania Rea sembrano destinati a dilatarsi: sempre oggi non hanno avuto risultati significativi i nuovi sopralluoghi tra Colle San Marco e Ripe di Civitella. I cani molecolari specializzati nel seguire tracce umane e di oggetti non sembra abbiano trovato quello che si auguravano gli investigatori: l’arma del delitto o il luogo dove la donna potrebbe aver subito una prima aggressione a colpi di coltello e dove avrebbe quindi perso molto sangue. Resta in piedi l’ipotesi che Melania sia morta dissanguata al Bosco delle Casermette, ma che sia stata portata lì agonizzante, dopo essere stata gravemente ferita altrove. In particolare, il percorso alternativo alla strada principale, che passa per la frazione Colle per addentrarsi nel Teramano è un sentiero in mezzo ai boschi con tratti scoscesi: difficile pensare che il carnefice di Melania abbia potuto percorrerlo con lei ferita, oppure ancora lucida. Quindi al momento, le Procure di Ascoli e Teramo attendono i risultati degli accertamenti scientifici affidati ai carabinieri del Ris di Roma e dell’autopsia sul cadavere di Melania, che ritengono determinanti per cercare di focalizzare meglio le varie ipotesi investigative battute in questi giorni. Intanto – ribadisce il comandante provinciale dei carabinieri di Ascoli Piceno, il colonnello Alessandro Patrizio – "c’è già stata una prima scrematura" delle piste. E anche se ufficialmente tutti gli scenari rimangono aperti, l’ipotesi dell’omicidio passionale sembra essere privilegiata. Secondo la relazione preliminare
sull’autopsia del medico legale Adriano Tagliabracci, la ventinovenne è morta dissanguata dopo essere stata colpita decine di volte, ma in modo non troppo profondo, con un’arma da taglio di piccole dimensioni e, probabilmente, non adatta a uccidere al primo colpo. Un modus operandi che secondo gli inquirenti non è
compatibile con un omicidio premeditato e fa invece pensare ad un delitto passionale (qualunque sia la passione che ha spinto l’assassino o gli assassini, amore, gelosia, desiderio frustrato, rabbia) o comunque d’impeto. E che quindi porta ad escludere l’ipotesi che Melania sia stata uccisa perchè era venuta a conoscenza di un segreto più grande di lei. Anche oggi sono stati sentiti vari testimoni, per mettere a fuoco particolari e aspetti del racconto reso da altre persone, mentre hanno perso importanza alcuni particolari. Come lo scontrino dell’acquisto di un panino e una bibita in una panetteria del Teramano trovato in un cestino dei rifiuti nel Bosco delle Casermette. La data è quella della scomparsa, il 18 aprile, ma l’orario (intorno a mezzogiorno) è precedente la sparizione. Così come gli investigatori non sembrano al momento dare troppo peso alle macchioline di sangue rinvenute sul sedile del passeggero dell’auto del marito di Melania Salvatore Parolisi, che sarebbero vecchie. Un altro punto di domanda riguarda una valigia vista nel bagagliaio dello stesso veicolo, sulla quale si sono concentrate le domande fatte ad alcuni testimoni: ma secondo le persone sentite era là semplicemente perchè Salvatore, Melania e la figlioletta stavano per partire per trascorrere le festività pasquali in Campania. Ed era vuota.
L’amico Raffaele: «Tutti abbiamo chiarito la mostra posizione». "Melania non voleva andare via, è una bufala, come lo è sostenere che c’era qualcuno nel palazzo che la guardava con troppa insistenza". Lo ha detto Raffaele P., l’agente di custodia finito fra le persone "attenzionate" nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di
Carmela Melania Rea. Amico di famiglia della donna e del marito di lei, Salvatore Parolisi, l’uomo ha chiarito la sua posizione, ribadita in una intervista rilasciata per La Vita in Diretta, ma poi trasmessa dal Tg1, perchè il programma di Raiuno è stato sospeso dopo il grave malore che ha colpito Lamberto Sposini. "Non si può essere additati solo perchè si conosce una coppia. E’ un’assurdità" ha detto la guardia carceraria. "Sì chiarito tutto. Io, ma anche l’altra coppia che sta nel palazzo dove abitiamo, il marito della signora, il dirimpettaio: hanno fatto le verifiche di dove stavamo quando è successo il fatto: eravamo lì". Era stato il marito di Melania a chiedergli aiuto quando la moglie era scomparsa da Colle San Marco. "Salvatore mi ha chiamato. Quando io e mia moglie siamo arrivati a San Marco mi si è buttato addosso; era affranto e piangeva. Abbiamo girato lì, m’ha raccontato la dinamica. Poi sono arrivati carabinieri, polizia, protezione civile". E’ stato lui a notare nell’auto di Parolisi una piccola valigia. "Ho pensato l’avessero preparata prima in vista della partenza il giorno dopo".