TERAMO – “Chi ha ucciso mio figlio è libero di stare davanti a un videogioco”, “mio figlio è morto perchè chi l’ha ucciso pensava c’è l’avesse con lui”. Non si placa il dolore delle due madri, quella di Antonio De Meo e quella di Emanuele Fadani, entrambi della costa teramana, entrambi uccisi a colpi di pugni per mano di giovanissimi rom dopo liti causate da futili motivi. Nita Fadani e Lucia De Meo, ospiti oggi in una trasmissione televisiva su Rai1 condotta da Paola Perego, sono tornate davanti alle telecamere a chiedere giustizia dopo le sentenze emesse e ritenute poco severe dai familiari delle vittime. Per l’omicidio di Emanuele Fadani è stato condannato a 10 anni in primo grado Elvis Levakovic, mentre sono stati assolti per non aver commesso il fatto per il cugino Danilo e Sante Spinelli. Per la morte di Antonio De Meo (l’appello è fissatto al 23 giugno) due nomadi minorenni sono stati condannati a 8 anni. La critica contro un’esito giudiziario ha preso forma in un documentario presentato dalla casa di produzione Minimal Cinema, di Alba Adriatica “Art.584: Storia di due omicidi”.