NAPOLI – Ascoltato a lungo, fino a notte fonda, nella caserma dei carabinieri di Castello di Cisterna, nel Napoletano, il caporalmaggiore dell’esercito Salvatore Parolisi, marito di Carmela Melania Rea, la donna trovata uccisa a coltellate il 20 aprile scorso a Ripe di Civitella. L’uomo è stato sentito ancora come persona informata sui fatti dal pm Umberto Monti, in trasferta da Ascoli Piceno, e da due ufficiali dei carabinieri, che hanno raccolto anche le testimonianze dei familiari della coppia. Fuori dalla caserma, una folla di curiosi, divisi tra colpevolisti e innocentisti. L’incontro era annunciato da giorni come l’appuntamento chiave dell’inchiesta, ma la svolta, per il momento, sembra rimandata. Parolisi è finito nell’occhio del ciclone soprattutto dopo le rivelazioni di una sua ex allieva del 235° Rav Piceno di Ascoli, Ludovica P., 27 anni, con cui l’uomo ha avuto una relazione extraconiugale. La giovane ha parlato di un rapporto durato due anni, e che sarebbe andato avanti con incontri clandestini e contatti telefonici (lui con un cellulare dedicato, intestato però a un amico) anche a ridosso della scomparsa e dell’uccisione di Melania. La soldatessa è ora in licenza per evitare il clamore mediatico. Parolisi è entrato questo pomeriggio intorno alle 16 nella caserma di Somma Vesuviana, paese della Rea, insieme ai parenti. Poco più tardi, a bordo della sua auto, una Renalt ‘Scenic’ scura, è ripartito, scortato da due auto dei carabinieri, e si è trasferito nella caserma di Castello di Cisterna. Con lui, anche i genitori e il fratello di Melania. Tutti sono stati
sentiti per precisare alcuni aspetti delle dichiarazioni rese subito dopo il ritrovamento del cadavere. Il militare deve rendere conto di frasi e circostanze poco chiare, di alcune piccole e grandi bugie che, pur non facendo di lui un assassino, di certo hanno gettato molte ombre sulla sua immagine di marito irreprensibile. E allora si ritorna a parlare di dove si trovavano moglie e marito il 18 aprile, quando Melania è scomparsa a Colle San Marco. Si continuano a studiare i tabulati telefonici e le celle. Lavoro non facile poichè fra Ripe di Civitella e Colle San Marco, distanti in linea d’aria pochi chilometri, c’è una confluenza di celle telefoniche che non agevola il lavoro degli investigatori, un po’ come già avvenuto per il caso dell’omicidio di Rossella Goffo, ritrovata cadavere proprio a Colle San Marco lo scorso 5 gennaio. Si tornerà a indagare ancora sul corpo di Melania, su quelle 9 ferite post mortem per cercare di capire quando sono state inferte dall’assassino, quanto tempo cioè era passato dal momento del decesso causato dalle precedenti 23 coltellate.