TERAMO – Nuove Armonie annuncia una dura opposizione contro quella che definisce “scellerata eventualità di vendita” del Teatro Comunale di Teramo. L’occasione è offerta dal piano di ricognizione del patrimonio immobiliare del Comune redatto per censire quei beni che l’ente non gestisce direttamente e che possono essere tecnicamente alienabili pur non essendoci l’immediata volontà di venderli . «Leggiamo con stupore – si legge in una nota diffusa da Nuove Armonie – che tra i beni vendibili del Comune c’è anche il Teatro Comunale. Quest’ultimo (assieme all’asilo di via De Albentiis, il mercato coperto di Piazza Verdi, e altri) è valutato tra gli “immobili non funzionali” alle necessità dell’ente». Da qui la rflessione di Enrico Melozzi e Mauro Baiocco, promotori dell’associazione. «Ci risulta che il Teatro Comunale sia stato molto funzionale alla gestione di un privato che ha ottenuto profitti dalla conduzione di quell’immobile a fronte di un affitto pari a zero euro annui». Se ne ha tratto vantaggio un privato per quasi 20 anni – sostiene Nuove Armonie -, perché non potrebbe fare altrettanto il Comune? «Crerebbe un’entrata per le casse comunali, e destinare tali introiti proprio a manifestazioni culturali. Il prezzo è di circa 3 milioni di euro, cioè quello che, a nostro avviso, può incassare il teatro in soli 6 anni di attività». Nuove Armonie teme anche l’affidamento della gestione del Nuovo teatro alla stessa ditta, definita «monopolista» nel teramano per la gestione cinematografica e teatrale. «La preoccupazione è che vengano perpetrati favoritismi fino ad oggi concessi procedendo senza bando di gara o senza una ”partecipazione allargata” alla comunità». In che modo? L’associazione suppone che questo potrebbe verificarsi eliminando qualsiasi possibilità di concorrenza, vendendo il Teatro, cambiandone la destinazione d’uso e garantendo nuovamente il monopolio ai ”soliti noti”. «Nuove Armonie si opporrà fermamente ad una eventuale vendita del Teatro Comunale – conclude la nota -.Ricordiamo che quella struttura ha vissuto in passato un’orribile deturpazione in nome di un progresso non rivelatosi tale, con l’avvallo di tutte le forze politiche, ma mai con l’appoggio e l’approvazione della parte artistica della città. In quegli anni, forse, non si gridò abbastanza forte allo scandalo: un errore che ci proponiamo di non ripetere in questa occasione»