TERAMO – Ci sono tanti, troppi, indizi. A partire dalla grande bugia, quella della scampagnata a Colle San Marco. Salvatore Parolisi e il suo futuro da uomo libero, sono appesi a un sottile filo. Melania ha però portato con sè un segreto forse decisivo, trasformando il suo corpo in un forziere inviolabile. Nella sua bocca c’è il Dna del marito, caporalmaggiore dell’Esercito italiano. Che su questo aspetto non potrà ripetere la storiella dell’altalena, dell’allontanamento della moglie per "fare pipì", della scomparsa nel nulla sul pianoro di Colle San Marco o del rapporto sessuale con lei al Bosco delle Casermette. Stavolta dovrà dare una spiegazione più convincente, e possibilmente dimostrabile, del perchè le tracce del suo Dna sono state trovate nella bocca di Melania. La scienza è nemico difficile da combattere quando si parla di delitti; soprattutto se non sei l’assassino, l’indizio scientifico è vox media che può rovinarti. Le intepretazioni in questo caso però, purtroppo per Parolisi, sono riconducibili a due soli scenari: o un bacio o una manata sulla faccia per impedire movimenti. Che nell’uno e nell’altro caso significa una cosa: il caporalmaggiore era a Bosco delle Casermette di Ripe mentre Melania moriva.
Bacio mortale? Come scriveva ieri l’Ansa, si genera dunque un “dubbio bifronte". Dando per acclarata la sostenibilità dell’indizio, il bacio è dell’ultimo secondo prima della morte. Altrimenti il movimento della lingua e la salivazione avrebbero portato via quelle tracce. Le gengive hanno trattenuto quella "firma" perchè Melania non si è più mossa, non aveva più forza vitale per farlo. Resta un dubbio, una porticina aperta: e se fosse stata baciata post mortem? Parolisi dunque saprebbe, Parolisi avrebbe visto la moglie morire o morta prima che il cadavere venisse scoperto. Ben peggiore la seconda ipotesi: un mano in faccia per impedirle di dimenarsi o divincolarsi da una presa. Implicherebbe un ruolo diretto del marito nel delitto e niente di diverso. E se questo indizio lo "accoppiamo" al tentativo, che sempre la perizia medico-legale ipotizza, di sgozzarla alle spalle, la traduzione si avvicina moltissimo a quella tecnica militare che Parolisi conosce e insegnava alle sue allieve.
Una perizia intrigante. A seguire il filo logico che i magistrati devono imbastito con il supporto di questa perizia ‘intrigante’, il 18 aprile Parolisi e Melania non si dirigono a Colle San Marco, ad Ascoli, dove Salvatore dice
invece di essere andato con la moglie, ma al Bosco delle Casermette, un luogo che lui conosce bene perchè è mèta degli addestramenti, dei campi militari del suo Reggimento femminile. Proprio lì dove lui dice di essere stato pochi giorni prima della tragedia proprio con Melania, curiosa di conoscere uno dei luoghi dove il marito lavorava. Poi era finita che i due – sempre a detta di Salvatore – avevano fatto l’amore. Una excusatio non petita per anticipare riferimenti ai suo Dna?
Aggredita mentre faceva pipì. E’ probabile che alle Casermette i due abbiano litigato. Poi Melania si apparta per un bisogno fisiologico, si abbassa i pantaloni, i collant e lo slip; lo fa con tranquillità, davanti a una persona con cui è in intimità. Nessuno la minaccia, non si ribella, non piange, come dimostra il trucco intatto sul suo viso. Chi ha ucciso Melania la prende alle spalle, c’è un brevissimo inseguimento (lei è impacciata nei movimenti dai pantaloni abbassati), quindi l’assassino l’atterra e la colpisce più volte con un coltello. E’ la fine: lei tenta di difendersi, poi non reagisce più. Una lesione al fegato le provocherà un’emorragia interna devastante. Sono passate da poco le 14, più o meno l’ora in cui Salvatore afferma di trovarsi vicino alle altalene con la piccola Vittoria mentre Melania si allontana in cerca di un bagno.
Chi è tornato sul luogo del delitto per infierire? Ventiquattr’ore dopo, all’incirca, la donna ha ancora le
mani giunte sul petto, dove le ha raccolte per difendersi: l’assassino – o un complice – torna sul luogo del delitto, le scosta i polsi e infierisce con un’altra arma, per depistare le indagini. Questo un possibile scenario. L’altro, prefigurato dai legali di Parolisi, gli avvocati Valter Biscotti e Nicodemo Gentile, è che il killer sia una donna. Perchè sotto l’unghia dell’anulare sinistro di Melania c’è del Dna femminile, oltre a quello della stessa vittima. Ecco allora che torna l’immagine dell’anello di fidanzamento, un brillante, simbolo di unione e fedeltà, trovato accanto al cadavere. Lo ha scagliato a terra la Rea per sfregio? Glielo ha tolto, con rabbia, una rivale, per umiliarla? Un altro quesito bifronte. Che non esclude un’altra possibilità: che Salvatore abbia avuto un complice.
D’altra parte, sembra che la misura cautelare richiesta per il caporalmaggiore dell’esercito sia aperta al concorso. Chi, infatti, ha inflitto i colpi post mortem? Impossibile che il caporalmaggiore sia tornato sul luogo del delitto dopo avere lanciato l’allarme sulla scomparsa della moglie e partecipato alle ricerche con decine di persone. "Da allora – secondo l’avvocato Biscotti – è stato sempre sotto l’occhio dei media".
La parte civile: «La perizia è contro di lui». "Mi attengo alla secretazione della perizia, e rilevo che
quella citata dai difensori di Parolisi è una riga su 80 pagine, e che tutte le 80 pagine vanno in una direzione, contro di lui", chiosa il legale ascolano della famiglia Rea, l’avvocato Mauro Gionni, riferendosi a quel frammento di Dna femminile. E aggiunge: "Un’ipotesi concorsuale non cambia assolutamente il quadro accusatorio".
Domani una decisione sull’arresto? Salvatore, intanto, attende le decisioni del gip Carlo Calvaresi a Frattamaggiore, "in una condizione psicologica difficile – rivela l’avvocato Biscotti – ma è sereno e, forte della
consapevolezza della sua innocenza, è pronto ad affrontare qualunque cosa". E non è escluso che già domani il giudice si possa esprimere sulla richiesta della pubblica accusa, proprio nel giorno che segna i tre mesi dalla scomparsa della donna.