TERAMO – Giacomo Di Pietro saluta e ringrazia. Nel suo ultimo giorno da presidente del Ruzzo dopo le dimissioni, Di Pietro mette il punto alle indiscrezioni che inquadravano il suo gesto nell’ambito di un accordo con il centrodestra, ma punta i piedi, tracciando il bilancio del “suo” Cda, anche su un altro aspetto: “La politica non è mai entrata nel Ruzzo”. “Non ho voluto condividere la strategia di resistenza di alcuni sindaci del centrosinistra poiché non volevo sottoporre il bene dell’azienda al peso di una frizione politica – ha detto Di Pietro – è stata una decisione serena, maturata dopo una spaccatura e che sarebbe comunque maturata alla fine del mio mandato”. “Torno a fare politica – ha detto il presidente uscente, annunciando novità per settembre – ma sono orgoglioso di aver tenuto in questi anni la politica lontano dal Ruzzo. Sono stato il presidente di tutti e ogni provvedimento è stato adottato sempre con la massima concordia”. Di Pietro ha voluto puntare i riflettori sul risanamento di un’azienda ereditata con oltre 3 milioni di euro di perdite, che ha chiuso l’ultimo bilancio con un utile di 150mila euro, e che negli ultimi tre anni ha prodotto 23 milioni di euro di investimento, che hanno rigardato l’acquedetto, le fognature e la depurazione. Oltre al progetto di potenziamento dell’acquedotto del Gran Sasso (lato Teramo), il presidente uscente ha ricordato le nuove linee fognanti sulla statale 16 a Tortoreto Lido, la linea adduttrice a servizio del Comune di Pineto e gli ampliamenti dei depuratori di Bellante Stazione, Sant’Omero, Martinsicuro e Alba Adriatica. Un approfondimento a parte ha dedicato poi Di Pietro all’alluvione dello scorso 1° marzo, un’emergenza costata all’azienda 2,7 milioni di euro con uno sforzo organizzativo cha ha permesso nel giro di 48-72 ore il ripristino delle condotte. Il presidente uscente si è ancora soffermato sul lavoro di concertazione con gli altri enti sul blocco delle tariffe e sulla razionalizzazione effettuata all’interno dell’azienda: dirigenti ridotti da 5 a 3, dirigenze maturate non oltre il 3° livello, tagli agli incarichi esterni e anche agli straordinari per un risparmio di circa 500mila euro l’anno. “Resta il dispiacere di non essere riuscito a stabilizzare circa una ventina di operai precari per impedimenti di legge”, e anche per qualche neo nei rapporti con parte del personale, che Di Pietro ha definito “a due velocità”. Nel ringraziare i suoi collaboratori, Di Pietro annuncia però alla stampa un “arrivederci”. Concluso il ciclo al Ruzzo tornerà a calcare la scena politica: non si è pronunciato nel merito dello schieramento politico, ma un ritorno con il Pd appare adesso più improbabile.