TERAMO – La Procura della Repubblica di Teramo ha disposto una serie di accertamenti patrimoniali su Salvatore Parolisi, unico accusato dell’omicidio della moglie, Melania Rea. Intanto, nell’ambito delle indagini, ieri i sostituti Greta Aloiosi e Davide Rosati hanno ascoltato per oltre sei ore Gennaro e Michele Rea, padre e fratello di Melania, un cugino e uno zio. Secondo quanto si è appreso, sarebbero stati "focalizzati" anche alcuni particolari del comportamento di Parolisi (per esempio: si chiudeva in bagno con il computer), alcuni dei quali già emersi dalle precedenti indagini e ora "rivisti" da un’altra prospettiva, e altri inediti. Intanto la situazione economica del caporalmaggiore potrebbe offrire spunti interessanti alle indagini, anche alla luce di quanto contenuto nelle
intercettazioni e nelle comunicazioni attraverso Facebook tra Parolisi e l’amante Ludovica, con il primo che cercava di giustificare il fatto di non avere ancora deciso di separarsi perchè vi erano problemi legati agli alimenti da dare a Melania. Questo particolare è riportato anche nell’ordinanza del Tribunale del Riesame dell’Aquila che ieri ha respinto la richiesta di Parolisi di annullare l’ordinanza di arresto firmata dal Gip di Teramo. "E’ vero – affermano i giudici – che tra l’uxoricidio e la separazione la seconda scelta appare di gran lunga la più ragionevole, se non per scrupolo morale, quantomeno per un’analisi costi-benefici. Ma non si deve neppure trascurare che, in una situazione come quella del Parolisi, con uno stipendio da sottufficiale dell’esercito, la separazione dalla moglie casalinga, senza attività lavorativa e con una figlia piccola da mantenere, avrebbe comportato per lui una situazione economica difficile. Anche qui – proseguono i giudici
– non si vuole certo affermare che la prospettiva di versare un assegno di mantenimento alla moglie costituisca da solo un valido incentivo all’uxoricidio: si vuole solo rilevare come anche tale prospettiva abbia influito nell’acuire lo stato di tensione interna del Parolisi, stato di tensione che sarebbe deflagrato nell’episodio delittuoso poi dallo stesso posto in essere, trovandosi in una situazione in cui non intravedeva una razionale via di uscita".