TERAMO – Nessun cenno di ripresa per l’artigianato e la piccola impresa, che continuano a segnare il passo in controtendenza con gli altri settori produttivi abruzzesi. Lo dice un’analisi condotta dal centro studi della Cna abruzzese sul primo semestre 2011 su dati di Unioncamere: tra gennaio e giugno di quest’anno, la differenza tra iscrizioni e cancellazioni al Registro delle imprese, per quel che riguarda l’artigianato, ha fatto segnare un decremento di 171 unità. Negative, le performance dell’Abruzzo anche in termini percentuali: il confronto con la media nazionale dice che la perdita dell’Abruzzo (-0,47%) è più ampia di quella italiana (-0,29%). Sostenuta invece la crescita delle imprese, cresciute di 1040 unità rispetto alla stessa data dell’anno scorso. “Le imprese crescono a un ritmo superiore alla media nazionale (0,69% contro 0,48%), mostrando segnali di ripresa dopo tre anni di stasi, anche se con qualche diversità sul territorio”. La crescita di nuove imprese, infatti, è stata abbastanza sostenuta nelle province dell’Aquila, di Teramo e di Pescara mentre è stata praticamente nulla nella provincia di Chieti”. Tra i settori, le variazioni negative più rilevanti dell’artigianato sono state registrate nell’area delle manifatture (-116 imprese), delle costruzioni (-39, di cui nel solo teramano ben -35), nelle riparazioni di auto e prodotti della casa (con una flessione di 30 unità a testa). Flessioni più contenute nei servizi: all’appello mancano 12 imprese, saldo frutto della caduta secca del pescarese (-29) ma anche del significativo incremento del teramano (+19). Unico settore in aumento è quello delle attività ricettive, con 13 unità in più. Sul piano territoriale, segno negativo nell’artigianato per tutte e quattro le province abruzzesi: per L’Aquila, dove l’”effetto-terremoto” svanisce (-21), ma anche a Teramo (-43), a Pescara (-63) e a Chieti (-44).