TERAMO – Le critiche mosse dal consigliere regionale del Pd, intervenuto qualche giorno fa sulla crisi del Mote e sui prezzi del conferimento dei rifiuti trovano la replica da parte della Deco che parla di “accuse ingiustificate ed infamanti”. “In particolare – si legge in una nota diffusa dall’azienda – la società è accusata di strozzinaggio a danno dei Comuni del teramano, costretti a conferire a prezzi che aumentano di mese in mese. Niente di più falso, in quanto il Mote conferisce presso l’impianto TMB di Chieti da un anno e mezzo, senza che via sia mai stato un aumento del prezzo, che ammonta a 140 euro a tonnellata”. “Chiunque – si legge ancora nel comunicato della Deco – non animato dalla volontà di distorcere la realtà per fini politici personali, capirebbe la differenza tra il prezzo legato al ciclo completo di recupero dei rifiuti rispetto al semplice prezzo di discarica, per la quale, la stessa Deco ha sempre adottato prezzi più contenuti rispetto anche alla discarica di Ascoli”. La Deco fa inoltre presente che la cifra di 140 euro a tonnellata comprende i costi di trattamento con produzione di Cdr (combustibile derivato da rifiuti), i costi di smaltimento degli scarti in discarica (circa 90 euro a tonnellata oltre ai trasporti), i costi di recupero energetico del Cdr (circa 80 €/t oltre ai trasporti verso gli impianti di recupero energetico, fuori Regione), i ristori economici verso i Comuni sede di impianti (solo al Comune di Chieti vengono erogati 11,56 €/t), oltre l’ecotassa regionale. “Tutti costi che l’azienda deve sostenere a 30 giorni data fattura e dopo aver rilasciato proprie garanzie finanziarie. Dunque non si possono accollare alla Deco responsabilità per ritardi di mesi accumulati dagli enti nel pagamento dei loro debiti”. “Ribadiamo infine di non aver mai obbligato alcuno a conferire al Tmb e invitiamo le amministrazioni abruzzesi ad effettuare una ricognizione dei prezzi e valutare le reali convenienze. La nostra azienda opera ed ha sempre operato affinché i rifiuti non rimangano per strada e non è accettabile che venga screditata da persone che saranno chiamate a risponderne”.