TERAMO – Romano Bisceglia, alla vigilia di Pasqua, aveva preso in consegna dal Sert di Teramo il metadone per la compagna Adele Mazza, perchè quest’ultima era impossibilitata a ritirarlo in quanto non in grado di camminare. Circa 200 millilitri, dei quali una cinquantina furono venduti dallo stesso Bisceglia a un tossicodipendente, come quest’ultimo aveva confermato in precedenza. Sono i particolari emersi questa mattina con la testimonianza di un medico dello stesso Servizio per le tossicodipendenze della Asl di Teramo, nel corso del processo dinanzi alla Corte d’Assise di Teramo che vede imputato il teramano Bisceglia, accusato di aver ucciso la Mazza e di averne poi fatto a pezzi il cadavere, rinvenuti il giorno di Pasquetta di due anni fa in via Franchi. L’elemento, secondo la pubblica accusa, confermerebbe che Bisceglia ospitava e dunque trascorse quei giorni di Pasqua con la donna che fu poi ammazzata. Oltre ad essere di per sè un dettaglio importante ai fini processuali, il ritiro del metadone per Adele Mazza da parte di Bisceglia costituirebbe una violazione delle procedure nel servizio per le tossicodipendenze: è quanto ha chiesto di accertare adesso il presidente della Corte d’Assise, Giovanni Cirillo, che ha disposto la trasmissione degli atti alla procura, ai carabinieri dei Nas e alla Regione per competenza, affinchè si chiarisca cosa sia successo al Sert di Teramo. L’udienza del processo è stata aggiornata al prossimo 12 dicembre.