TERAMO – Non si è fatta attendere la replica di Azione Antifascista all’indomani delle perquisizioni che ieri mattina hanno interessato 11 abitazioni di altrettanti giovani che la procura di Campobasso ritiene responsabili di insulti nei confronti di magistrati teramani. Forti critiche vengono rivolte alla decisione di mettere a soqquadro le abitazioni alla ricerca di uno striscione o di documenti che comprovassero la fondatezza dell’ipotesi di reato. «Non troviamo giusto entrare in casa di una ragazza di vent’anni – scrivono in una nota i componenti di Azione Antifascista – la mattina presto per fare una perquisizione in cui sanno già che non troveranno niente al solo sopo di intimidire e col risultato di traumatizzare la ragazza stessa». Azione Antifascista accusa lo spreco di denaro pubblico per l’impiego di 40 carabinieri nei controlli domiciliari, che si rivela «scusa per controllare e far sentire il fiato sul collo a un movimento che in città è sempre più presente e ha sempre più seguito. Ed evidentemente comincia a dar fastidio a chi ci vorrebbe omologati e accondiscendenti». «Sappia la Procura – prosegue la nota – che con questi mezzi non raggiungerà il suo obiettivo, metterci gli uni contro gli altri per zittire la nostra azione politica, oggi più che mai fondamentale nel ricercare una unità popolare che possa porsi come alternativa al sistema plutocratico odierno. Sappia la Procura che non cadremo nelle provocazioni delle Forze dell’Ordine, non saremo noi ad accendere la situazione, noi non siamo come voi. Siamo ragazzi che hanno a cuore la città di Teramo e l’antifascismo, non terroristi!».
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