TERAMO – “Quelle che l’amministrazione comunale si ostina ancora a chiamare pietre in realtà sono dei reperti archeologici che non vanno assolutamente spostati”. Il presidente dell’associazione culturale Teramo Nostra Piero Chiarini interviene sul progetto di recupero del Teatro romano, e chiarisce, che, come avvenuto in passato, anche stavolta l’associazione farà di tutto per opporsi allo spostamento delle cosiddette pietre. “Si tratta – spiega Chiarini – di reperti di valore storico, che avrebbero dovuto essere catalogati e utilizzati per la ricostruzione dei fornici. Nel cantiere insistono inoltre altre pietre, quelle derivate dall’abbattimento di Casa Antonelli, che invece possono essere rimosse”. L’idea illustrata dal sindaco in Consiglio comunale è infatti quella di dare avvio alla seconda fase dei lavori e, per farlo, di spostare i reperti all’interno del Nucleo industriale. Teramo Nostra respinge fermamente al mittente (il consigliere comunale Roberto Canzio) le accuse di aver contribuito allo stop dei lavori. “E’ assurdo – afferma il direttore artistico dell’associazione Sandro Melarangelo – prendersela con noi per dei ritardi causati solo ed esclusivamente dall’incapacità dell’amministrazione di mettere d’accordo tutti i soggetti coinvolti nella vicenda. E’ indecente che si accusi di noi di aver fatto perdere oltre 100 mila euro quando noi stessi abbiamo denunciato lo sperpero di ben 5 milioni di euro”. Il presidente Chiarini ricorda inoltre che l’associazione “da ben 14 anni si batte per risolvere questo problema, indipendentemente dall’orientamento politico dell’amministrazione di turno”. L’associazione chiede quindi al sindaco Maurizio Brucchi di organizzare un incontro con la Sovrintendenza. “Andremo a far sentire la nostra voce anche a Roma, davanti la sede del ministero dei Beni culturali – annuncia Melarangelo – e siamo pronti ad azioni eclatanti per non far rimuovere i reperti, proponiamo invece che vengano studiati in loco creando un cantiere scuola”. Intanto l’associazione lancia una serie di interrogativi all’amministrazione. “Visto che il sindaco ha dichiarato di aver trovato le risorse per l’esproprio di Casa Adamoli e Salvoni, quando verranno abbattute? Quando saranno ultimati i lavori previsti nell’appalto? Quando avverrà la ricostruzione dei quattro fornici? La Sovrintendenza è d’accordo con lo spostamento dei reperti? E’ stata infine presa in considerazione la chiusura al traffico della zona, per valorizzare il reperto?”
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