TERAMO – Lo spostamento delle pietre dal cantiere del Teatro Romano trova l’opposizione, oltre che delle associazioni cittadine, anche del circolo teramano di Sel che definisce l’operazione "un pasticciaccio". “Dopo ottant’anni dalla sua scoperta, il più importante monumento cittadino è ancora minacciato dagli interventi inutili dell’amministrazione comunale, della soprintendenza archeologica e di tecnici blasonati – si legge in una nota diffusa dal coordinatore comunale Roberto Romualdi – .Grazie agli interventi sollecitati da alcune associazioni cittadine, in prima linea Teramo Nostra i vetusti palazzi Adamoli e Salvoni che insistono all’interno del Teatro, dovranno essere smontati e demoliti; sono stati erogati finanziamenti per il restauro delle strutture esistenti e per il sondaggio con scavi archeologici dell’area della cavea, ma la preoccupazione principale dell’amministrazione e dei vari enti preposti alla tutela del bene sembrerebbe essere quella di spostare le migliaia di reperti lapidei che sono giustamente adagiati ai margini del Teatro stesso, collocati lì anni or sono quando gli archeologi lavoravano con criterio e numeravano i reperti onde poterli in futuro ricollocarli al loro posto”. Il circolo di Sel di Teramo parla di “atto scellerato” e invita il sindaco a valorizzare le aree archeologiche ritenute “in totale abbandono”. “Brucchi apra gli occhi su ciò che accade in città – conclude Sel – dove arredi urbani collocati a casaccio e ipogei osceni deturpano irrimediabilmente la città”.
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