TERAMO – Il capogruppo dell’Italia dei Valori in consiglio regionale, Carlo Costantini, torna a sottolineare il coinvolgimento di Carmine Tancredi – quale persona informata sui fatti -, il socio di studio del Governatore Gianni Chiodi, nella inchiesta sulla bancarotta da 3 milioni di euro che ha portato in carcere gli imprenditori Maurizio e Nicolino Di Pietro e Guido Curti. In particolare, Costantini chiede proprio al Governatore di chiarire il rapporto del suo studio professionale con le società cipriote al centro dell’inchiesta sull’esportazione di beni all’estero. «Qualcuno vicino a me – scrive Costantini – non ha resistito alla curiosità di vedere chi ci fosse dietro le società cipriote, con sede legale nello studio di commercialista del Presidente della Regione Abruzzo e del dottor Carmine Tancredi, coinvolte in un clamoroso caso di bancarotta fraudolenta e di "ripulitura" mediante triangolazioni estere dei relativi proventi, pari a svariati milioni di euro (dagli originari tre, per ora si sarebbe gia’ arrivati ad almeno quindici). Si tratta di capire cosa succede nello studio professionale del Presidente della Regione Abruzzo che la mattina, quando ci rappresenta tutti, ci ricorda che le tasse, anche se salatissime, le dobbiamo pagare, mentre la sera, quando rappresenta gli interessi dei clienti del suo studio professionale, evidentemente se ne dimentica o, nella migliore delle ipotesi, consente che qualcuno, a sua insaputa, se ne dimentichi». Quello che emerge da una semplice visura camerale delle società, sostiene Costantini, è che il livello di collaborazione nell’operazione del socio di Chiodi non è circoscritto alla sola ospitalità della sede legale: «Il socio del Presidente della Regione è anche il procuratore al quale le due società cipriote sembrano aver fornito ampia delega ad operare per loro nome e conto – aggiunge l’esponente Idv -, incluso il potere di versare presso la Banca di Teramo il deposito provvisorio del loro capitale sociale». Sul piano politico, Costantini ritiene che Chiodi debba prendere una posizione, visto la dimensione che la questione ha assunto: «Chiodi, in particolare, ha il dovere di spiegare agli abruzzesi se c’entra o se non c’entra nulla e nel caso (assolutamente auspicabile) in cui dichiari di non entrarci nulla, deve comunque chiarire se ritiene compatibile quello che accade nel suo studio professionale con la carica di Presidente di Regione che continua a ricoprire».
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