TERAMO – Nel corso di quest’anno chiuderanno, in provincia di Teramo, 1.300 aziende commerciali. E’ la previsione negativa che Confesercenti fa della situazione nei settori del commercio, del turismo, dell’artigianato e dei servizi, annunciando la proclamazione dello stato di agitazione della categoria. Stretti tra pressione fiscale e contrazione dei consumi, le piccole e medie imprese hanno fatto registrare un’alta mortalità: solo nel 2011 ne sono scomparse 2.292. E così da oggi i negozi e le imprese di Confesercenti si mobiliteranno. Affiggeranno una locandina alle vetrine e verranno organizzate assemblee nei centri maggiori, incontri nei mercati e nelle aziende, assemblee di settore. Lo hanno spiegato in una conferenza stampa questa mattina, Antonio Topitti, presidente provinciale Confesercenti, i vice Giancarlo Da Rui e Daniele Erasmi, Flaminio Lombi, direttore provinciale, assieme al presidente regionale di Assoturismo, Daniele Zunica. «I nostri settori in Abruzzo garantiscono circa il 70 per cento dell’occupazione – hanno detto – e continuiamo ad esercitare una funzione sociale ed economica determinante. Eppure l’attacco alle nostre aziende avviene in maniera costante ed in un contesto allarmante per le piccole imprese, chiamate a subire una liberalizzazione degli orari commerciali che non ha eguali in Europa e che favorisce solo la grande distribuzione, così come questo attacco frontale da parte del governo rischia solo di favorire il definitivo ingresso dei grandi gruppi internazionali anche nei centri urbani». «Alla politica lanciamo un messaggio forte: se chiudono le nostre imprese chiudono le nostre città – prosegue Confesercenti – e per questo occorre ripartire dal basso e dai rapporti con le amministrazioni locali che sono chiamate, in questi mesi, a compiere scelte importanti come la scelta delle aliquote sull’Imu: daremo battaglia per evitare che i Comuni considerino le nostre imprese come un bancomat».
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