Slitta la sentenza sul delitto di Adele Mazza

TERAMO – Non ci sarà sentenza oggi, al processo per il delitto di Adele Mazza, la teramana 50enne strangolata e fatta a pezzi a Pasqua del 2010. Dopo le arringhe degli avvocati delle parti civili, la difesa ha chiesto il tempo necessario per il proprio intervento e la Corte d’Assise ha accolto la richiesta rinviando l’udienza decisiva al 16 aprile. Sarà il giorno in cui l’avvocato di Romano Bisceglia, il 56enne accusato dell’orrendo delitto, esporrà la sua linea difensiva. Barbara Castiglione ha anticipato che porterà elementi e prove per dimostrare l’estraneità di Bisceglia al delitto e la evidenza di un’alternativa concreta circa la mano che ha firmato l’omicidio. Intanto, le parti civili hanno sottolineato gli aspetti decisivi secondo i quali è Bisceglia l’autore della morte di Adele Mazza. Secondo gli avvocati Gennaro Lettieri e Renzo Di Sabatino, «Adele Mazza ha trascorso la Pasqua con Bisceglia e lo dimostrano tanti elementi – hanno sostenuto i legali stamattina -: dal telefono delle vittima che dopo le innumerevoli chiamate nei giorni precedenti e fino al 31 marzo, diventa improvvisamente e definitivamente silenzioso, dal prelievo del metadone di Adele al Sert da parte di Bisceglia, annunciato da una telefonata della donna che, si è scoperto nel processo, non è mai avvenuta, alle testimonianze dei vicini di casa dell’imputato». Ma ad incastrare il disoccupato teramano alla sbarra, per la parte civile, è la traccia di sangue trovata sul pezzetto di nastro adesivo su una busta che conteneva una parte del corpo di Adele, finita nel fossato di via Franchi: «C’è il suo Dna – hanno detto Lettieri e Di Sabatino -, c’è la firma del delitto, un codice genetico tanto particolare da non permettere errori nella sua attribuzione». Secondo la loro ricostruzione, Adele Mazza è stata uccisa a casa di Bisceglia, in via Arno, dissezionata nella vasca da bagno e i suoi pezzi spostati da lì fino al fossato a circa 300 metri di distanza, portati su un carrello che lo stesso Bisceglia ha riconosciuto essere come quello che aveva in casa. E la casa è stata poi pulita alla perfezione, usando candeggina, lasciando però alcune tracce che il luminol dei Ris di Roma ha però scovato, perfino su un anfibio di Bisceglia. La parola alla difesa, il prossimo 16 aprile, poi la Corte d’Assise presieduta dal giudice Giovanni Cirillo si ritirerà in camera di consiglio peer decidere sulla richiesta del pubblico ministero di condannare l’imputato all’ergastolo con isolamento diurno in carcere.