TERAMO – Un coccodrillo gonfiabile e una cassa di cipolle. E’ questo il singolare “regalo” che la Cgil di Teramo invierà al ministro del Lavoro Elsa Fornero. Un chiaro riferimento alle sue ormai celeberrime lacrime, giudicate dal sindacato “false ed inopportune”. I dati raccolti dal sindacato in provincia di Teramo nel settore lavoro sono davvero poco incoraggianti: nel biennio 2010-2011, “l’anno più pesante della crisi”, sottolinea il segretario provinciale Giampaolo Di Odoardo, si sono registrate oltre 10 mila ore di cassa integrazione con il 92% delle aziende che hanno utilizzato gli ammortizzatori sociali. Più di 5 mila i lavoratori collocati in mobilità e disoccupazione, il 23% delle famiglie vive sotto la soglia della povertà, il 77% dei pensionati vivono con meno di 600 euro al mese, quasi mille le aziende chiuse in tre anni e oltre 51 mila disoccupati iscritti all’ufficio di collocamento ed agenzie interinali, con una disoccupazione reale al 13%. “Il 38% dei giovani è senza lavoro – sottolinea Di Odoardo – il 39% sono precari senza futuro: hanno tolto ai giovani, con il blocco delle assunzioni, ai loro padri, con quello dei salari e ai nonni, con quello delle pensioni. In compenso il costo della vita è salito del 31% mentre i salari solo del 4%”. Secondo i dati della Cgil circa il 21% dei giovani laureati teramani è costretto ad emigrare all’estero o in altre regioni. “La precarietà è dilagante, sono ben 46 le forme esistenti a cui questo governo non ha saputo mettere un freno. Eppure di precarietà si muore – aggiunge ancora Di Odoardo – ci sono malattie derivanti proprio dal senso di insicurezza e dalla difficoltà di fare progetti a lungo termine, come richiedere un mutuo, l’Inail dovrebbe considerare anche queste tra le malattie professionali. In secondo luogo la precarietà aumenta la possibilità di infortuni, perché i giovani sono costretti a passare da un lavoro all’altro senza conoscerne le regole e il linguaggio specifico. Ben il 38% degli incidenti infatti vede coinvolti ragazzi al di sotto dei 30 anni, di questi il 24% è al di sotto dei 25 anni, sono lavoratori senza diritti e senza futuro”. La Cgil, prendendo spunto dalle ultime elezioni amministrative e pensando alle politiche lancia una sfida: ”C’è qualche partito o coalizione che si sente di dire basta e di cancellare del tutto il precariato?”.
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