TERAMO – Dopo l’inchiesta aperta dalla Procura di Teramo anche la Corte dei Conti decide di indagare sul progetto di recupero del Teatro romano. E lo fa, in particolare, puntando l’attenzione su Palazzo Adamoli. Entrambe le inchieste sono partite da un esposto firmato dal leader dei Radicali Marco Pannella e dal presidente dell’associazione culturale Teramo nostra. La notizia è arrivata nei giorni scorsi all’avvocato Vincenzo Di Nanna, con una lettera a firma de vice procuratore generale presso la Corte dei Conti che annunciava di aver aperto un’indagine sullo “sperpero di denaro pubblico per il mancato abbattimento di palazzo Adamoli ai fini del recupero del teatro romano”. La domanda posta da Pannella e Teramo nostra è chiara: come mai nel 2000 vennero destinati 910 milioni di lire per l’acquisto e la demolizione dell’edificio, che non fu né acquistato né abbattuto (il Comune non fece valere il diritto di prelazione) e invece, nel 2004, dopo aver perso il finanziamento, è stato acquisito alla cifra record di 1,3 milioni di euro? Per il Radicale Renato Ciminà «il teatro romano è stato finora una gallina dalle uova d’oro, dobbiamo scoprire chi ci ha guadagnato, visto che finora questo cantiere ci è costato la bellezza di 8 miliardi di vecchie lire». In attesa di conoscere l’esito delle indagini, Pannella e Chiarini hanno inviato una lettera al Governatore Gianni Chiodi, stigmatizzando il suo silenzio nei confronti della vicenda e chiedendogli di fare chiarezza una volta per tutte sulla destinazione di Palazzo Adamoli. Nella missiva si ricorda che il palazzo è stato restaurato «come se dovesse essere destinato nuovamente ad essere abitato (ma da chi?)». Stamattina Teramo nostra è stata ricevuta dal sindaco Maurizio Brucchi. «Ci ha rassicurati – afferma Chiarini – sulle reali intenzioni di recupero della struttura e della volontà dell’amministrazione di abbattere i due caseggiati, adesso aspettiamo la firma del protocollo e la realizzazione del cronoprogramma». Chiarini, appoggiato dal rappresentante dei Per Davvero Antonio Topitti, ha anche lanciato un appello al sindaco:«lasciamo perdere il passato – hanno detto – e ricominciamo da capo, da oggi in poi chiediamo di essere coinvolti nel progetto di recupero». Secondo Sandro Melarangelo, però, resta il problema della gestione del recupero da parte della Soprintendenza, che ha dimostrato da sempre di non voler procedere all’abbattimento, auspico quindi che i funzionari colpevoli di quanto accaduto finora vengano destituiti».
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