TERAMO – «Sullo svincolo del Lotto zero alla Gammarana l’amministrazione sta giocando sull’equivoco». E’ questo il giudizio di Siriano Cordoni (Idv), che, insieme al resto del centrosinistra, critica il progetto presentato nei giorni scorsi dall’assessore alla Progettazione strategica Giacomo Agostinelli e dal dirigente del settore Urbanistica Stefano Mariotti. «Non si tratta – continua Cordoni – come qualcuno avrebbe potuto immaginare, sentendo di un ritorno al vecchio progetto, dell’idea iniziale proposta dalla Giunta Sperandio, che era anche inserita all’interno di un piano urbanistico e della viabilità molto più complesso ed armonioso. Quello che stanno riproponendo è il loro vecchio progetto, già bocciato dagli stessi tecnici comunali per delle evidenti criticità e su cui gravano i due stop del Tar e della Cassazione per le procedure amministrative errate. Si tratta anche di un progetto che costa il triplo rispetto a quello di partenza: si è passati da 911 mila a 2 milioni e 700 mila euro». Secondo il centrosinistra i problemi che presenta il tracciato ipotizzato per la realizzazione dello svincolo sarebbero diversi, a cominciare da un impatto eccessivo su una zona urbanizzata, andando a lambire i campetti dell’Acquaviva e dalla zona scelta, classificata dalla Provincia, come area a rischio alluvione. Il centrosinistra prevede anche ricorsi da parte di privati. «C’è un’azienda di laterizi che sarebbe costretta a chiudere i battenti e un giardino di una villa che verrebbe tagliato a metà se venisse realizzato questo progetto», conclude Cordoni. Il capogruppo del Pd Giovanni Cavallari sottolinea invece che «l’amministrazione ci ha messo ben 7 mesi per valutare il progetto alternativo proposto dall’associazione di quartiere e alla fine ci dicono che è stato bocciato a causa della pendenza e della presenza di due querce, ci sembra assurdo». Della questione si è occupata, in qualità di presidente della commissione controllo e garanzia, anche Manola Di Pasquale (Pd). «Abbiamo presentato un esposto alla Corte dei conti – spiega – perché sono state seguite delle procedure sbagliate che hanno avuto e avranno un costo per la cittadinanza. Ci chiediamo come mai, a lavori già appaltati, dopo aver ricevuto lo stop del Tar abbiano preferito tenere la ditta ferma in cantiere per due anni piuttosto che rescindere il contratto e rifare il progetto in maniera più adeguata. Questo atto di superbia dell’amministrazione ci costerà 900 mila euro in più».
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