TERAMO – Con una celebrazione-rievocazione, densa di significato, non solo storico e partriottistico, l’Anpi ha ricordato l’eccidio nazista degli otto teramani trucidati alla vigilia della liberazione di Teramo e ha nello stesso tempo "corretto" la storia cittadina. Da 48 anni, nel 1964, la lapide affissa sulla ex Caserma Rossi in via Beccaria, a Porta Modonna, oggi sede degli uffici del tribunale, recava con sè un errore che non rendeva giustizia fino in fondo al sacrificio di un giovanissimo teramano, Mauro D’Intino. Il suo nome non c’era, nonostante anche su di lui si fosse abbattuta la cieca e atroce repressione dei tedeschi. Oggi, i partigiani teramani dell’associazione coordinata dal segretario comunale Mirko De Berardinis, assieme all’Associazione "Teramo Nostra", ha riconsegnato alla memoria della Teramo che vive in libertà anche lui. E’ stato il senatore Antonio Franchi, il presidente provinciale dell’Anpi, a commemorare un passaggio fondamentale della storia cittadina e abruzzese, pagina eroica della libertà della seconda guerra mondiale quando Teramo anticipò l’Italia e con Bosco Martese diede scacco matto alla tirannia nazifascista. Con Antonio Topitti, presidente comunale Anpi, e il sindaco Brucchi, i famigliari di quei caduti, i partigiani reduci e i tanti teramani che hanno seguito la manifestazione celebrativa del 68° Anniversario della liberazione di Teramo, hanno potuto ricordare i dolori e le tensioni di quegli anni. Con una città che ferveva, la dominazione tedesca aveva prodotto guasti e distruzioni, cui però i reattivi teramani si opposero con tutte le proprie forze. E mentre le truppe di Hitler in dolorosa pre-ritirata, distruggevano i segni della civiltà teramana, dal cinema Apollo al pastificio D’Antonio, alla fabbrica di Adone, e i ponti venivano fatti crollare per favorire la fuga, un manipolo di giovani coraggiosi partigiani impedirono che l’ultimo baluardo di contatto tra le due sponde del torrente Vezzola, il ponte San Ferdinando, venisse giù: con un’ardita incursione riuscirono a sminare la struttura e permettere l’arrivo di rifornimenti e rinforzi. Teramo questa mattina per un attimo si è fermata, per ascoltare la memoria storica di ognuno di noi, quella da cui prendere gli stimoli giusti e l’esperienza per rinvigorire le speranze di un futuro migliore, soprattutto in un momento difficile come quello contingente.
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