TERAMO – Per il Governatore d’Abruzzo, Gianni Chiodi, il sistema delle imprese è impegnato con una sfida di competitività in cui parte battuto, se non viene aiutato soprattutto attraverso l’abbassamento delle tasse. Lo ha detto nella conferenza stampa che questa mattina ha anticipato i temi del convegno pomeridiano “Basilea 3, l’impatto sulle piccole e medie imprese", organizzato dalla Banca dell’Adriatico a San Nicolò, nella "sala avvocato Piero Lupi", dell’istituto che vede tra gli altri ospiti, il presidente del Consiglio di gestione di Intesa San Paolo, Andrea Beltratti, e il deputato dell’Udc, Lorenzo Cesa. «Bisogna abbassare le tasse, perchè per essere competitive le imprese saranno costrette ad ridurre i costi della manodopera. Noi – ha detto Chiodi – questo non lo vogliamo, perchè non vogliamo che il nostro Paese, l’Italia, diventi competitivo per avere la manodopera a basso costo. E’ necessario intervenire sui costi delle imprese: burocrazia, che è un costo occulto, un’assistenza del sistema bancario che sia più competitivo rispetto ad altre situazioni, e una riduzione assoluta, necessaria delle tasse, che si può raggiungere solo se lo Stato intende dimagrire. Se lo Stato non dimagrisce, le tasse non potranno essere abbassate alle imprese». Un ruolo importante il presidente della Regione Abruzzo lo attribuisce al sistema delle banche: «Le banche fanno la loro parte, anche se è stato travolto da una crisi finanziaria internazionale che ha messo a repentaglio la vita del sistema stesso. Se saltano le banche, salta tutto quello che ruota attorno alla fiducia, anche i depositi, i risparmi delle imprese, delle famiglie, delle persone. Anche le banche devono fare i conti con la realtà e quando si fanno i conti con la realtà, si fanno non soltanto con il proprio bilancio: perchè se il sistema imprenditoriale verrà strozzato e non verrà messo in condizione di non essere produttivo, i primi a pagarne le conseguenze in termini di sofferenze saranno proprio le banche». E le banche che dicono? Le banche del nostro Paese hanno sostanzialmente retto e continuano a dare sostegno al tessuto imprenditoriale: lo sostiene un’autorità in questo settore, il presidente del Consiglio di gestione di Banca Intesa Sanpaolo, Andrea Beltratti. «I grandi gruppi bancari in Italia – ha detto Beltratti – hanno aiutato e stanno aiutando le imprese. Per riportare qualche elemento concreto, ricordo che le banche italiane sono state praticamente le uniche, nel contesto europeo, ad avere effettuato aumenti di capitale abbastanza importanti nel 2011 e questo ha permesso alle banche italiane di attraversare la crisi in una posizione di forza e di sicurezza e di continuare ad estendere credito alle imprese». Per il presidente Intesa San Paolo, è scesa la domanda di credito ma l’offerta è rimasta tale: «Se noi pensiamo a tutto quello che è successo – ha aggiunto -, alla riduzione dei flussi finanziari internazionali e prendiamo le analisi che periodicamente vengono fatte dalla Banca d’Italia, queste analisi ci dicono che in Italia, pur a fronte di una diminuzione di domanda di credito specialmente per gli investimenti, siamo in presenza di una sostanziale stabilità dell’offerta e dei prestiti alle imprese. Quindi le banche stanno dando e continuano a dare il loro contributo». Per il presidente di Banca dell’Adriatico, Giandomenico Di Sante, «banche e imprese sono cresciute insieme in Abruzzo e questa esperienza deve essere ben presente per tornare a dialogare intensamente sul territorio: solo così sarà possibile uscire da questo momento buio». Alla conferenza stampa ha partecipato anche il deputato dell’Udc, Lorenzo Cesa, il cui intervento è previsto nel convegno. Cesa ha elogiato il momento di vicinanza e di confronto tra banche, imprese e politica, ed ha esortato tutte queste componenti «ad assumersi le proprie responsabilità, a rispettare la politica di rigore che l’Italia si è data. Quello che sta facendo oggi il Governo è molto impopolare ma dobbiamo avere la capacità di assumere delle decisioni: io penso che questo Governo è riuscito a fare cose impensabili appena sei mesi fa, come la riforma delle pensioni di cui sento dire da 16 anni, le liberalizzazioni, la legge epocale sulla corruzione in un Paese dove la corruzione incide per 68 miliardi all’anno».
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