TERAMO – C’era un potenziale consorzio di imprenditori, le istituzioni sembravano aver dato il proprio input, il progetto aveva i piedi ben piantati per terra. Mancava un ingrediente fondamentale, il denaro sufficiente, ma l’iniziativa avrebbe dato i suoi frutti o, quantomeno, infuso quella positività, quell’ottimismo assente un anno fa quando comune la baracca era stata salvata dal crac. Ma tutto questo evidentemente non interessava a Lino Pellecchia, il patron del Teramo Basket, quell’uomo solo al comando che nel giro di dodici mesi si ritrova a fare i conti con una piazza che dalle stelle lo sta buttando nella stalla. Almeno questo è quanto sostengono i componenti del Comitato "Teramani per il basket", che oggi hanno tracciato un bilancio dello sforzo profuso in quasi un mese di impegno nel tentativo di mettere insieme i cocci di un castello che stava franando e di individuare un futuro per la pallacanestro teramana. Per dirla con Piero Assenti, portavoce del comitato, «abbiamo fallito, speravamo in un epilogo diverso, abbiamo tentato tutte le strade, non ultima quella della costituzione di una srl con i soldi di noi semplici appassionati».
Il consorzio. L’anticamera delle difficoltà, come è stato sottolineato, è stato l’enorme debito contratto dalla vecchia società. Otto milioni di euro, quasi uno per ogni anno di Serie A, il 25% del budget annuale. «E’ impensabile come sia potuta accadere una cosa simile – hanno detto -». Eppure, è stato intessuta una tela di contatti anche grazie al sostegno del sindaco Brucchi e della Confindustria per individuare 10-15 imprenditori disposti a formare il consorzio in cui ognuno – Banca Tercas compresa – non fungesse soltanto da sponsor ma da componente del consiglio o direttivo. Il Comitato ha chiesto a Pellecchia di esser ascoltato, di poterlo incontrare e inizialmente c’è stata disponibilità a questo. «Abbiamo parlato con Daniele Lucantoni – hanno detto Assenti e Luigi Di Paolo -, ma già alla seconda volta le cose erano cambiate rispetto alla precedente».
«Non paghiamo i debiti di Pellecchia». E’ sulla situazione debitoria che non c’è stata chiarezza, a quanto pare. «Non c’è stata chiarezza – sostiene il Comitato -. Le somme erano tot all’inizio, poi sono lievitate, questo ci ha bloccati. Se a questo aggiungiamo che parlare di Teramo Basket agli imprenditori di recente è diventato più difficile che qualche tempo fa, capirete quale possa essere stato il problema». Quanto alle scadenze immediate, si è pensato di far fronte con un’anticipazione sulla sponsorizzazione della Banca Tercas, ma anche in questo caso le cifre da impegnare erano più alte di quello disponibili. Piove sul bagnato quando la fidejussione viene aggredita da chi doveva avere stipendi, con l’ex coach Capobianco in primis, aumenta l’importo di una nuova garanzia per l’iscrizione e la fiducia attorno alla nuova proprietà viene meno. «Quando Pellecchia sostiene di essere rimasto da solo – ha aggiunto Di Paolo -, è perchè se uno resta ad aspettare che gli sponsor vengano da lui è molto probabile che finisca come quest’anno: è arrivato un solo sponsor nuovo e per di più portato da altri…». Guardando i conti che sono stati consegnati, quelli del Comitato avrebbero capito alcune cose, che poi sono alla base del naufragio di un accordo con Pellecchia: «La stagione fino a febbraio – dicono – e cioè fino a quando Pellecchia non ha tirato più fuori un euro, è stata pagata con denaro di sponsor e incassi. A noi è sembrato che ci sia stato più un interesse a rientrare dal debito che al futuro del basket a Teramo. Una cosa è certa: noi non avremmo pagato i debiti di Pellecchia».
Conti strani. Al termine della stagione il Teramo Basket avrebbe oltre 2 milioni di debito, tolti quelli con le banche sanati con mutui dai tre vecchi dirigenti (Antonetti, Biancacci e Pellecchia). Circa 700mila euro in meno rispetto a quello di un anno prima. Una parte sarebbe stata ‘spalmata’ nel futuro, ma sembra che la proprietà volesse che il nuovo soggetto si accollasse tutto. Ma il problema è che forse non c’era volontà a continuare. Tra l’elenco dei conteggi, riemerge addirittura anche un credito vantato dall’imprenditore Laganà che fu a lungo molto vicino lo scorso anno a diventare proprietario del dopo-Antonetti: una somma di circa 350mila euro anticipata per contro del Teramo Basket e mai riavuta…
L’ultimo tentativo con il lodo. Dinanzi a questa situazione, il Lodo Petrucci o il disposto dall’articolo 128 comma 5 del Regolamento Organico è sembrata l’ultima spiaggia. In un pomeriggio è stata costituita una Società a responsabilità limitata, con i soldi tirati fuori di tasca propria da alcuni appassionati di basket del Comitato (Ennio Abbatescianni, Marco Marrancone, Fabio Nardi, Marco Cufari e Luigi Di Paolo), ma l’ipotesi di chiedere di subentrare nel titolo al Teramo Basket è naufragata in 48 ore perchè da un lato il denaro e dall’altra l’orientamento ‘politico’ al no da parte del consiglio federale – come anticipato da un alto esponente dello stesso al Comitato – hanno fatto alzare bandiera bianca definitivamente. Il basket è finito, almeno quello professionistico. Il prossimo anno gli appassionati potranno seguire il Penta Basket in Serie C regionale. «Noi non abbiamo ancora chiuso la Srl – hanno concluso i volenterosi di "Teramani per il basket" – ma per quest’anno di sicuro non ci iscriveremo ad alcun campionato».