TERAMO – La richiesta del numero legale nell’ultimo consiglio comunale va letta come un dovere verso l’elettorato ma anche come lo strumento con cui si è riusciti a ‘stanare’ chi, eletto con il centrosinistra, consente la tenuta del centrodestra. E’ questa l’interpretazione che il capogruppo comunale del Pd, Giovanni Cavallari, dà della sua iniziativa in consiglio, rispondendo alle accuse di scorrettezza lanciate nei suoi confronti dal sindaco Maurizio Brucchi. «Scorretto nei confronti di chi? – dice Cavallari -. Non di certo verso i nostri elettori! Le regole democratiche affidano all’opposizione un preciso compito di controllo, che io ho svolto a nome non solo del Pd, ma dell’intera coalizione di centro-sinistra che siede in Consiglio». La sfiducia di Dodo Di Sabatino da parte dei consiglieri del suo Partito, secondo il capogruppo del Pd, ha posto un serio problema politico che non è certo solo interno all’Udc, ma investe come un uragano l’intera maggioranza: «Il sindaco invece di esprimere giudizi sul mio conto che dimostrano, ancora una volta, la sua naturale predisposizione alla stizza e alla conseguente perdita di buon gusto, farebbe meglio a chiedersi cosa accade tra i suoi eletti o nominati». Poi, una stoccata a Milton Di Sabatino del’Udt, l’unico dell’opposizione a restare in aula dopo l’abbandono degli altri: «La richiesta di verifica ha peraltro consentito – conclude Cavallari – di “stanare” chi, nonostante sia stato eletto e sieda nei banchi di minoranza, consente ed ha già consentito in altre occasioni, la tenuta del centro-destra».
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