TERAMO – Si é aperto questa mattina al tribunale di Teramo, il processo con giudizio immediato contro Guido Curti e Nicolino Di Pietro, i due imprenditori teramani arrestati nel gennaio scorso con le accuse di bancarotta fraudolenta, evasione fiscale, falsità materiale e trasferimento di denaro all’estero. Come si ricorderà, il caso aveva occupato le cronache dei quotidiani per un crac da circa 15 milioni di euro di una serie di ditte impegnate nel movimento terra e costruzioni, con fallimenti definiti pilotati e passaggi poco chiari di denaro, anche nei paradisi fiscali come la Svizzera e Cipro. In udienza manca il terzo indagato, Maurizio Di Pietro, il quale non sarebbe in grado di sostenere il processo per problemi di salute. Il gip si è riservato in un mese per valutare se il 51enne teramano – fratello di Nicolino e socio di Curti, difeso dall’avvocato Cataldo Mariano – possa presentarsi in giudizio, come si augura l’intero collegio di difesa (composto dai legali Guglielmo Marconi, Luca Gentile e Lucio Massignani) per evitare una frammentazione del processo. Nel corso della prima udienza si è proceduto alla costituzione delle parti civili, ovvero le aziende Sirius Italia, Dft grafiche e Lgm costruzioni, oltre alla presentazione delle liste testimoniali. Il processo riprenderà il 10 dicembre, con la sfilata dei primi testimoni e l’audizione dei curatori fallimentari delle aziende. Curti e Maurizio Di Pietro sono rimasti in cella a Castrogno per sei mesi. Dopo un periodo di detenzione agli arresti domiciliari, adesso sono in libertà condizionata all’obbligo di dimora nel comune di residenza.
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