CORROPOLI – Il diritto alla pensione e da questo, forse, anche il diritto al risarcimento dei danni per quale "vittima del dovere". E’ quello ottenuto da R.P., 36 anni di Corropoli, militare del 18° Bersaglieri Cosenza, da 4 anni costretto a lottare contro un tumore nelle cui cellule erano state fotografate particelle di metalli pesanti. R.P. è l’ennesimo soldato italiano ammalatosi per colpa dell’uranio impoverito, non protetto sufficientemente nell missioni di pace. Da oggi è anche il 12esimo militare al quale la Corte di conti dell’Aquila ha riconosciuto il diritto alla pensione: «Dalla documentazione acquisita e secondo la sentenza del giudice Elena Tomassini, non vi è alcun dubbio – afferma Domenico Leggiero dell’Osservatorio Militare – sul ruolo determinante all’esposizione del militare ad ambienti contaminati da esplosioni di ordigni all’uranio impoverito». R.P., nel 1995 e nel 1996, era impegnato nel teatro di guerra di Bosnia e Kosovo. Sposato e padre di un figlio di 4 anni, sta lottando contro il male che non lo fa più parlare e gli impedisce di camminare, e che soprattutto non gli permette di sostenere economicamente la famiglia. La sentenza emessa martedì dalla magistratura contabile aquilana sul ricorso presentato dall’avvocato Angelo Fiore Tartaglia dell’Osservatorio Militare, che ha condannato il Ministero della Difesa a riconoscergli la pensione militare di prima categoria. Secondo quanto annunciato dallo stesso Leggiero, dopo 7 anni di battaglia legale per arrivare a questa sentenza, adesso si apre anche la strada della richiesta di risarcimento, come avvenuto per altri 11 casi che hanno visto tutti la condanna dell’Amministrazione della Difesa, per un totale che supera i 16 milioni di euro. «Le sentenze dell’Osservatorio Militare stanno costituendo giurisprudenza acquisita non solo per l’Italia ma anche in molti Paesi europei, come il Belgio, la Francia e l’Inghilterra – ha commentato Leggiero -. Resta da convincere solo il Governo Italiano che, nonostante il parere dei massimi organi sanitari mondiali e le sentenze di condanna che arrivano, continua a non trovare una soluzione degna di un Paese civile. Sotto questoaspetto non sono i militari ad ostacolare il cammino verso la verità ma la politica che continua ancora a tenere infatti in piedi una commissione parlamentare d’inchiesta inutile e superata. Pensate che queste sentenze finora costituiscono il 50% del fondo destinato alle vittime del dovere».
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