TERAMO – Quanto costano le liste d’attesa ai teramani? Troppo per la Cgil di Teramo che parla di 141 milioni di euro all’anno sostenuto nelle strutture private e di 22milioni e 800 mila euro di costi per l’accesso ad attività professionali intramoenia. Cifre esorbitanti per il sindacato a fronte dei 350 giorni che occorrono per una mammografia, dei 270 giorni d’attesa per una risonanza e dei 113 giorni per una colonscopia. Da qui la proposta di un documento programmatico, presentato nel corso di una conferenza stampa, per l’adozione diun piano attuativo aziendale di contenimento delle liste d’attesa che passa per un’idea principale: quella che "serve governare la domanda" piuttosto che l’offerta. Governare le liste, secondo il segretario dello Spi, Geppino Oleandro, significa andare verso percorsi diversi. Il sindacato propone per questo i cossiddetti "Rao", Raggruppamenti di attesa omogenei che fanno sì che l’accesso agli esami diagnostici sia regolato da criteri clinici integrati da fattori di contesto e criteri di trasparenza ed equità. "E’ necessario rimettere il tema delle liste d’attesa tra gli obiettivi specifici della programmazione sanitaria territoriale – ha dichiarato il segretario provinciale della Cgil, Giampaolo Di Odoardo – per questo nella consapevolezza che il problema rimane articolato chiediamo un confronto tra le parti che in questo campo interagiscono: istituzioni locali, azienda sanitaria, operatori e utenti". Di Odoardo punta infine il dito su Chiodi: "Perchè se un manager è stato nominato dalla politica, e viene sfiduciato dalla poltica, i l problema si trasforma in "tecnico-amministrativo?. Non è il caso che il governatore, per la scelta del prossimo manager pensi a un concorso pubblico e definisca i compensi sulla base degli obiettivi e dei risutati conseguiti?"
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