TERAMO – «Il risultato peggiore degli ultimi dieci anni». E’ questa l’analisi della Cna regionale sui dati relativi all’andamento del credito alle imprese in Abruzzo. Tra gennaio e giugno di quest’anno, dice la ricerca condotta su dati della Banca d’Italia, il credito abruzzese ha subito una restrizione di 130 milioni di euro: a fare le spese di questa situazione sono state soprattutto le imprese. Le uniche che ancora riescono a garantire un po’ di ossigeno all’economia regionale sono le piccole banche del territorio, come Tercas, Caripe, Carichieti, Carispaq, Bls: secondo i dati della Cna hanno garantito ben il 52% del credito complessivo, a fronte di una media nazionale del 22%, anche se si è registrato un decremento dello 0,21% che in termini assoluti si attesta sui 28 milioni di euro. «Se le piccole banche abruzzesi avessero ristretto il credito con lo stesso valore percentuale dell’Italia (-1,06%) – osserva Aldo Ronci, che ha condotto l’analisi per la Cna – si sarebbe verificato un vero e proprio tracollo, perché in quel caso la flessione sarebbe stata più che doppia, pari a 266 milioni. Il sostegno delle piccole banche al sistema economico abruzzese non è un fatto episodico se si pensa che esse, nel periodo che va dal 2000 al 2011, hanno contribuito in maniera determinante a far sì che il credito alle imprese abruzzesi (+131%) crescesse molto più di quello medio italiano (+110%)». A fare le spese della forte restrizione creditizia, come detto, sono state soprattutto le imprese: nei loro confronti la riduzione è stata pari a 108 milioni di euro, a fronte di una diminuzione alle famiglie consumatrici per 22 milioni. Tra i settori, incrementi hanno avuto i servizi (92 milioni di euro), mentre hanno segnato diminuzioni l’industria, l’edilizia e le famiglie produttrici (95; 8; 19 milioni di euro). Dal punto di vista territoriale, segno positivo per la sola provincia di Chieti (+0,60%), mentre tutte le altre hanno subito un segno negativo: Pescara (-1,24%), Teramo (-1%), L’Aquila (-0,58%). Capitolo “sofferenze”, ovvero le esposizioni dei clienti che gli istituti di credito non riescono più a incassare: l’analisi della Cna rivela che nel primo semestre dell’anno hanno subito una diminuzione di 80 milioni di euro, anche se resta alto il loro rapporto rispetto agli impieghi: 8,57%, contro una media nazionale del 7,01%. Bene invece i depositi e il risparmio postale, che hanno registrato una crescita di 146 milioni di euro, segnando una netta inversione di tendenza rispetto al 2011, quando erano diminuiti di ben 212 milioni.