TERAMO – E’ stata la prima conferenza senza numeri e senza percentuali quella convocata oggi dal segretario della Cgil Giampaolo Di Odoardo, la prima senza parlare di percentuali della crisi perché è stata l’ultima conferenza da segretario provinciale del sindacato dopo 43 anni di impegno al servizio dei lavoratori. Di Odoardo conclude il suo mandato e va in pensione per lasciare il testimone a chi verrà indicato dal congresso provinciale in programma venerdì mattina. Un bilancio pieno di battaglie, qualche rimpianto, e la voglia di non rinunciare a sperare hanno costituito il tratto di una vita che lo stesso Di Odoardo dice di non riuscire a immaginare migliore di quella vissuta, accanto a un maestro di vita come Tom Di Paolantonio. «Il sindacato mi ha dato tutto, mi ha insegnato a ragionare passando dall’io al ‘noi’, è un collettivo che mette insieme il sogno e la quotidianità e ho imparato che i sogni vanno fatti di giorno perché di notte si perde qualche pezzo. Quando vivevo Bertinoro (il segretario è romagnolo, ndr), mio nonno una volta accompagnandomi a scuola mi disse: “Ricordati di non fermarti mai a guardarti la punta delle scarpe”. Voleva dirmi di non abbassare mai la testa e questo ricordo l’ho sempre conservato e ha mosso le mie iniziative". I momenti più belli e le sconfitte più amare quali sono per il segretario? "Non c’è un momento particolare, ma mi sono sentito felice quando ho capito di aver realizzato quello che volevo. Ma nel cuore ricordo con emozione la prima volta che il compagno Tom Di Paolantonio mi portò con sè in Parlamento. Ero un ragazzino con una cravatta acquistata poco prima con i soldi del compagno. Una volta lì mi presentò a tutti come un sindacalista della Cgil. Io non sapevo ancora se ero all’altezza di questo compito, ma mi sentii così orgoglioso e lì capii che nel sindacato non ci sono gerarchie". Le sconfitte invece non le ricordo come tali perchè ogni sconfitta è un punto di partenza da cui ricominciare. Solo se non si lotta si perde in partenza". Rimpianti? "Il mio rammarico più grande sono i precari. E’ la prima volta che una generazione lascia alla successiva molto meno di quanto ha ricevuto. E poi i nuovi poveri. Di questi tempi se si vede un anziano con la barba bianca sui tetti non bisogna illudersi che sia Babbo Natale, ma un pensionato in cerca di gatti da mangiare". Quanto la poitica ha condizionato il suo lavoro? "Il sindacato fa il suo mestiere, del resto noi chiediamo la tessere alla Cgil, non verifichiamo le tessere ai partiti. Con le istituzioni ho sempre avuto rapporti di rispetto reciproco,ma di fermezza. così come con fermezza non capisco perchè questo Governo regionale non abbia dato seguito agli accordi sulla Vsl Vibrata he avrebbero dato ossigeno a migliaia di famiglie. La politica fa il suo mestiere, io faccio il mio. D’altronde ritengo che non ci sia nulla di peggio dei sindacalisti che si mettono a fare politica". E adesso? "Sono letterlamente disperato, mi mancherà il contatto con i compagni, il contatto fisico con il sindacato a cui ho dedicato una vita. Praticamente non so fare altro, ma sono romagnolo, saprò organizzarmi!".
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