PESCARA – Sei anni di reclusione ed interdizione perpetua dai pubblici uffici: è la richiesta avanzata per l’ex sindaco di Pescara, Luciano d’Alfonso, dal pm Gennaro Varone, al termine della sua requisitoria nel processo
Housework su presunte tangenti negli appalti pubblici al Comune, che nel dicembre del 2008 aveva portato all’arresto dell’allora primo cittadino. D’Alfonso deve rispondere di corruzione, concussione, tentativo di concussione, associazione per delinquere, appropriazione indebita, truffa e peculato. Il pm ha poi chiesto sei anni di reclusione anche per Guido Dezio, ex braccio destro di D’Alfonso, accusato di concussione, corruzione, associazione per delinquere, abuso, truffa e appropriazione indebita. Due anni e sei mesi sono stati chiesti per gli imprenditori Carlo e Alfonso Toto, padre e figlio, accusati di corruzione. In totale gli imputati dell’inchiesta
sono 24. Al termine della sua requisitoria, il pm Varone ha inoltre chiesto tre anni di reclusione per l’ex dirigente comunale Giampiero Leombroni; due anni e sei mesi per l’imprenditore Massimo De Cesaris, per Angelo De Cesaris e per Alberto La Rocca; due anni per l’imprenditore Rosario Cardinale, per Marco Mariani, per Francesco Ferragina, per l’ex direttore generale del Comune, Antonio Dandolo; un anno per Marco Presutti, ex portavoce di D’Alfonso, per Pierpaolo Pescara e per l’attuale dirigente Marco Molisani; un anno e sei mesi per Giacomo Costantini, Enzo Perilli, Fabrizio Paolini, Nicola Di Mascio, Pietro Colanzi e Luciano Di Biase; un anno e otto mesi per Vincenzo Cirone; due mesi per Giampiero Finizio. Prescrizione per Vincenzo Fanì. Per gran parte degli imputati è stata chiesta dalla procura anche l’interdizione dai pubblici uffici. Per Dezio, come per D’Alfonso, l’interdizione perpetua. Per l’ex sindaco, presente come sempre in aula, il pm ha anche avanzato la richiesta di confisca dell’immobile in sequestro, villa di Lettomanoppello.