TERAMO – Teatro Romano: l’associazione “Teramo Nostra” torna all’attacco dell’amministrazione comunale e regionale e tira fuori le carte. Spunta, a sorpresa, una delibera del Consiglio comunale del 21 giugno del 2012, in cui si approvava il progetto di fattibilità del recupero del teatro e in cui, però, in premessa, veniva citata una precedente denominazione del progetto stesso che prevedeva testualmente la “valorizzazione, il restauro e la rifunzionalizzazione di una quota di Palazzo Adamoli”. «Si tratta – spiega il presidente di Teramo Nostra Piero Chiarini – di un clamoroso autogol da parte del Comune, che non ha mai ammesso di aver avuto intenzione di utilizzare Palazzo Adamoli per scopi diversi dall’abbattimento, che è poi l’unica finalità per cui sono stati erogati contributi pubblici. Perché poi il progetto si è bloccato? Perché ci sono state denunce e indagini, comunque ancora oggi c’è chi sostiene che si debba adibire una parte del Palazzo a camerini e bagni per gli artisti: lo ha fatto anche il sovrintendente Magani nel corso della riunione di una settimana fa».
«RITARDI INACCETTABILI SUL CRONOPROGRAMMA» – L’associazione contesta inoltre i ritardi che ci sono stati nell’attuazione del cronoprogramma. «Il calendario degli interventi che è stato stilato prevede alcuni passaggi precisi dal 2012 al 2015 – sottolinea Mirko De Berardinis – ma già abbiamo sforato i tempi». Il riferimento è alla mancata acquisizione di palazzo Salvoni e del passaggio di palazzo Adamoli dalla Regione al Comune, che sarebbero dovuti avvenire entro novembre. «Non ci sono problemi di natura legale che impediscono questo conferimento – sottolinea l’avvocato dell’associazione Vincenzo Di Nanna, è mancata solo la volontà politica di farlo e manca anche la trasparenza, visto che neanche il sottosegretario Cecchi è al corrente del contenuto del protocollo firmato il 22 novembre scorso». Quanto a Palazzo Salvoni, Teramo Nostra sottolinea come, prima del terremoto, il valore fosse stato stimato ufficialmente tra i 610 mila e i 732 mila euro al massimo. «Quindi – aggiunge Cosima Pagano, direttrice del periodico di Teramo Nostra – non si capisce come Brucchi continui a dire che deve raggiungere l’accordo con i proprietari dell’immobile, e, in ogni caso, noi sollecitiamo l’esproprio». Il timore di Teramo Nostra è che alla fine venga stravolto il progetto di recupero elaborato dal professor Carbonara, e che palazzo Adamoli non venga più abbattuto. «Non è un caso – conclude Melarangelo – se il palazzo è stato in parte restaurato, le parole che Brucchi pronuncia sono smentite dai fatti. Noi comunque torneremo a farci sentire scrivendo al segretario del presidente della Repubblica Carlo Guelfi».