TERAMO – «La nostra non sarà una vittoria zoppa ma rotonda, ampia, piena, e l’Abruzzo è chiamato a concorrere al raggiungimento di questo risultato». Così Giovanni Legnini, capolista alla Camera del Pd, ha esordito stamattina all’Hotel Abruzzi, dove il partito ha scelto di presentare i suoi candidati per le prossime elezioni. «Negli ultimi cinque anni – ha continuato Legnini – L’Abruzzo e la provincia di Teramo hanno toccato il fondo, il Modello Teramo ha fallito, che fine ha fatto il famoso protocollo che doveva portare 6 miliardi di investimenti sulle infrastrutture? Non si è visto nulla. E se finora i rappresentati del Pdl non hanno fatto nulla per il nostro territorio, adesso non hanno neanche candidato in posizione utile i rappresentanti di due province importanti come L’Aquila e Pescara». E si è mostrato sicuro della vittoria del Pd alle prossime elezioni anche Franco Marini, che da ex presidente del senato è una delle presenze più autorevoli nelle liste del Pd. «Andremo a governare in una situazione difficile – ha detto – c’è bisogno di stabilità politica, basta con i partiti personali, noi siamo una coalizione in cui il suo segretario non mette il nome sui manifesti. Dobbiamo dare una scossa al Paese». Il lavoro, l’attenzione verso i precari e le imprese del territorio, la salvaguardia delle realtà culturali, della sanità e dei presidi sociali sono i temi su cui il Pd punterà e su cui si sono concentrati molti interventi dei candidati, che sono stati presentati dal segretario provinciale Robert Verrocchio. Non è passata sotto silenzio la protesta del Braga, che avveniva quasi in contemporanea con l’incontro organizzato dal Pd. Molti sono stati i riferimenti in merito (alla fine della conferenza i candidati sono andati in piazza Martiri per ascoltare le istanze dei rappresentanti del Liceo musicale). «E’ una vergogna – ha affermato Stefani Pezzopane, capolista al Senato – che le istituzioni culturali di prestigio abruzzesi, come il Braga, siano trattate in questo modo. La Giunta Chiodi ci ha abituato a veder abbattere i luoghi della cultura». Tommaso Ginoble, candidato alla Camera (in terza posizione) ha puntato il dito contro gli slogan del presidente Gianni Chiodi. «Hanno detto di aver abbassato le tasse ma nessuno finora se n’è accorto, dobbiamo ridare una speranza a questo Paese e a questa regione, siamo consapevoli delle responsabilità che ci stiamo assumendo: sarà una campagna elettorale lunga, i cui ci confronteremo con avversari vecchi, come Berlusconi e nuovi, come Monti». Renzo Di sabatino, candidato (in quarta posizione) al Senato, ha invece tracciato un parallelo con il Pdl. «Il Pd al 4 posto in lista al Senato ha me, il Pdl ha Razzi con l’unica motivazione di vedersi mettere a rischio, altrimenti, la pensione». Renzo Di Sabatino ha inoltre sottolineato il fallimento del centrodestra, che, pur avendo «il ghota teramano al vertice della Regione, ha penalizzato la provincia di Teramo, dimenticandone le emergenze e snobbando le istanze degli amministratori locali». La sua candidatura è stata fortemente sostenuta da Manola Di Pasquale (ultima in lista per il Senato). «Possiamo davvero riuscire ad eleggere due rappresentanti teramani, da un lato Tommaso Ginoble, dall’altro sprono a votare Renzo, che ne ha più bisogno». Anche la Di Pasquale, che ha sottolineato come nel Pd la presenza di più punti di vista rappresenti una nota positiva, «il Pd è l’unico partito capace di governare, un partito dove non c’è il singolo ma una squadra capace, ha attaccato Chiodi: «Si affanna a sponsorizzare una finta riduzione delle tasse agli abruzzesi ma trascura di dire che ha distrutto la sanità, regionale e provinciale». Ci sono anche altre due donne candidate: Stefania Ferri (nona, alla Camera), che ha sottolineato l’importanza del diritto alla salute, alla cultura e al lavoro, e Anna Paola Concia (terza, al Senato), che invece ha sparato a zero sui suoi avversari politici, da Berlusconi «e’ un vigliacco, non si sottoporrà mai ad un faccia a faccia con Stefania Pezzopane, se venisse a L’Aquila verrebbe accolto con i forconi» a Monti «Dietro la sua sobrietà si cela solo una forma di violenza. Ha un profondo disprezzo verso i politici e guarda tutti dall’alto verso il basso».
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