TERAMO – Il gip del tribunale di Teramo, Giovanni de Rensi, ha disposto il divieto di dimora a Teramo nei confronti di Venanzio Cretarola, amministratore delegato della Teramo Lavoro, la società in house della Provincia, che impiega 110 lavoratori, di recente nell’occhio del ciclone per la sospensione dell’attività decisa dall’Ente per mancanza di fondi. Il giudice si è espresso su richiesta del pubblico ministero Stefano Giovagnoni, che conduce l’da oltre un anno un’inchiesta sull’utilizzo del Fondo sociale europeo da parte della società in house: la procura aveva chiesto gli arresti domiciliari per l’amministratore, motivandoli con la necessità di evitare la reiterazione del reato. A Cretarola viene infatti contestato il reato di abuso d’ufficio, in concorso con il presidente della Provincia, Valter Catarra, e il capo del personale di Teramo Lavoro, Salvatore La Gatta, per la sua nomina a coordintore di progetto all’interno della società in house, avvenuta secondo la pubblica accusa con kdalità irrituali e irregolarii per una pubblica amministrazione, ovvero senza una selezione pubblica. Altri capi d’imputazione – ma per il solo Cretarola – sono il falso (per aver attestato successivamente alla richiesta da prte dell’organo inquirente la sua attività lavorativa nel ruolo di coordinatore che al contrario due dirigenti della Provincia sostengono che Cretarola non ha mai svolto), la truffa ai danni della Regione e dell’Unione Europea (per aver beneficiato di una retribuzione di 40mila non dovuta per un ruolo non svolto) e il peculato (per una ulteriore somma di 11mila euro destinata alle casse della Teramo Lavoro e transitate temporaneamente sul suo conto e non giustificata).
Catarra: «Vicenda surreale ma si chiarirà». In serata sulla vicenda è intervenuto il presidente della Provincia, Valter Catarra: «Sul piano personale sono estremamente colpito – ha detto – perché conosco la mia totale buona fede e la buona fede delle mie intenzioni: trovare una soluzione per i servizi e per mantenere i livelli occupazionali. Un obiettivo peraltro raggiunto prima che ci sospendessero i finanziamenti del Fondo sociale europeo». Sull’aspetto giudiziario, Catarra aggiunge che «pensare che sono accusato di aver messo in piedi una operazione tanto complessa per procurare un indebito arricchimento, un compenso professionale, ad una persona, a Venanzio Cretarola, mi lascia senza parole: mi sarei giocato l’onorabilità personale e politica per cosa? L’unico pensiero che mi conforta è che adesso inizia una fase nella quale ognuno per la sua parte potrà produrre la sua versione e i suoi documenti e, continuando a pensare che alla fine, nella vita, la verità non può che venire a galla, faccio appello a tutto il mio buon senso per rimanere lucido e affrontare una situazione che mi appare surreale ma che, non ho dubbi, verrà chiarita».