Perchè in Abruzzo la vittoria di Grillo vale doppio

TERAMO – L’Abruzzo ha qualche problema in più rispetto alle altre regioni italiane conquistate da Beppe Grillo. Anzi, è proprio la provincia di Teramo ad accusare il colpo più forte. Non va infatti sottovalutato che il risultato del circa 30% ottenuto dalla coalizione di centrodestra, capeggiata da Silvio Berlusconi, in collaborazione tra ben 6 partiti, è stata comunque battuta dalla sola lista del Movimento 5 Stelle proprio nella provincia da cui proviene tutto l’impianto regionale di governo. Sono tutti del Pdl,  a partire dal governatore Chiodi, per andare al capogruppo Lanfranco Venturoni, passando per l’oggi de La Destra assessore Giandonato Morra (invero sfortunato e vittima di qualche trappola, in questa elezione). E poi ci sono ancora gli assessori Mauro Di Dalmazio, Paolo Gatti (anche se con l’avventura e l’ottimo risultato ottenuto con Fratelli d’Italia è l’unico che non andrebbe considerato responsabile della brutta figura del Pdl). Ma non basta: alla Regione, a propagandare il Pdl, ad agire bene per far sì che alle Politiche ottenga successi (la regola è questa, per i partiti e i vertici non ce ne sono altre, durante le elezioni), ci sono anche un gruppo di consiglieri regionali, di esperti, responsabili, grandi consiliori e persone in posizione amministrativa di grandissimo potere. Tutto vano, nullo, spazzato via da Grillo. Come il risultato del deputato Paolo Tancredi (candidato alla Camera quando era Senatore), che è anche da sempre il responsabile locale del partito. Il neodeputato, disinvolto nei gesti e nei contenuti, come sempre, è tornato a prendere il suo posto in tv e sui massmaedia, dopo qualche ora in cui, pur facendosi coraggio, ha riflettuto su che cosa sia successo nel suo territorio. Forse è accaduto proprio questo, il territorio teramano con questa elezione dice, peraltro anche al Pd, che non ne può più di essere considerata una terra di conquista o, peggio, un territorio già occupato da dividere a fettine, tra vassalli, valvassori e valvassini. Teramo e la sua provincia oggi dicono chiaramanete che la minaccia del cambiamento e della dichiarazione di autonomia era nell’aria da tempo e pochissimi l’hanno saputa cogliere. Una campagna elettorale come quella del Pdl che ha promesso, garantito l’assoluta immobilità dell’intero apparato, ha rassicurato probabilmente "gli amici di sempre", i grandi elettori, portatori di interessi specifici e particolari. Ma questi addetti ai lavori questa volta non sono riusciti nel loro compito, non hanno cioè a loro volta potuto convincere le persone comuni che affidare al Pdl l’immutabilità dell’Abruzzo fosse un bene. Di qui la mortificazione del Pdl abruzzese, teramano, che oggi dovrebbe cominciare un’analisi profonda delle proprie responsabilità e dovrebbe esserne chiamata a rispondere anche a livello nazionale. Ovviamente guardando alle prossime, diverse, sfide elettorali, partendo, come ha detto proprio l’onorevole Tancredi, dalle Regionali.