TERAMO – E’ il momento della riflessione in casa Udc, schiacciato da risultati elettorali che non lasciano spazio a indugi per capire che qualcosa deve cambiare. E tra i promotori del cambiamento, spinto da un movimento “under 40” di giovani segretari di partito, spicca il teramano Alfonso Di Sabatino che ieri si è imposto all’interno del coordinamento nazionale con la sua traccia: “chiarezza nel posizionamento politico, condanna dell’esperimento Monti e rappresentanza territoriale dei parlamentari”. Sono i temi cardine su cui ha fatto leva Di Sabatino nel suo discorso per chiedere a Casini, Cesa e Buttiglione, un cambiamento di rotta. Un discorso che ha mietuto consensi ieri a Roma dove, nella sala De Gasperi del Parlamento, era riunito il gruppo parlamentare dell’Udc, i deputati entranti e uscenti, e i segretari provinciali del partito da tutta Italia. Per l’Abruzzo ha preso la parola il segretario teramano che pur non sottraendo il suo appoggio a Casini (“non credo sia stato lui l’artefice di un’autodistruzione del partito di cosi vaste proporzioni), non ha lesinato un giudizio severo su quanto accaduto. “Ho inteso condannare con fermezza l’ambiguità che la cossidetta politica dei ‘due forni’ ha provocato. Non paga schierarsi in relazione alle opportunità, così come non ha pagato appoggiare Monti. Noi siamo il partito delle famiglie, non quello dei banchieri, né possiamo arroccarci la presunzione di essere gli unici e migliori interpreti dei moderati, rimanendo chiusi in una torre d’avorio. Va recuperato il senso civico e la pulsione per la politica – ha dichiarato Di Sabatino – questo significa tornare a parlare con la società civile, misurarsi con un Paese in fiamme e tornare a occuparsi di disoccupazione giovanile, di livelli di welfare che non sono garantiti, dei Comuni in ginocchio e dell’opportunità di ridurre il cuneo fiscale per le imprese”. Critiche che hanno coagulato la condivisione di una serie di giovani segretari di partito unanimi nel bocciare l’imposizione sui territori di parlamentari stabiliti a Roma. “Non sono un accanito sostenitore che il cambiamento vada perseguito a tutti i costi con il giovanilismo, ma la base è composta da tante figure preparate a cui finora il partito non ha dato voce”. Adesso il confronto non è più rinviabile e per la resa dei conti l’occasione più vicina è quella del congresso nazionale che il partito dovrà convocare entro giugno. Per quella occasione il “cambiamento” verrà confezionato con una nuova mozione che vede tra le anime proprio il segretario provinciale teramano.
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