TERAMO – I famigliari e gli amici di Davide Rosci – il giovane teramano condannato per l’asalto al blindato dei carabinieri negli scontri di Roma dell’ottobre di due anni fa -, riuniti nel comitato "Liberiamo Davide", chiedono che venga riavvicinato in un luogo di detenzione più vicino a Teramo. Lo fanno a due mesi e mezzo da un primo trasferimento a Rieti al quale è seguito un secondo a Viterbo, penitenziario nel quale adesso è detenuto, e alla vigilia di un incontro pubblico lunedì a piazza Martiri in cui si parlerà di questa situazione ma più in generale delle condizioni di vita nelle carceri italiane. Rosci anche per questo ha cominciato due giorni fa uno sciopero della fame per il quale chi scrive oggi è «preoccupato» ma anche intenzionato a non restare «insensibile di fronte all’importante messaggio che vuole porre all’attenzione». Per questo, i componnti del comitato dichiarano il pieno appoggio «a chi intraprenderà ogni forma d’iniziativa affinché le carceri tornino ad essere almeno, come ha detto Davide nell’ultima lettera, un posto per essere umani e non per bestie». Ma è la situazione di Rosci che preoccupa: «Dopo tredici mesi dall’arresto, dopo tre mesi di detenzione carceraria condita da assurdi e ancora oggi ingiustificati spostamenti – scrive il Comitato -, con lunghi periodi passati in isolamento, riteniamo che sia il momento di dire basta a una vergognosa situazione, inaccettabile soprattutto alla luce del fatto che stiamo parlando di una persona condannata solo al primo grado di giudizio».
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