TERAMO – Si aggiunge anche il nome dell’ex direttore generale della BancaTercas, Antonio Di Matteo, a quello dell’imprenditore romano con interessi a Teramo, Alessandro Laganà, nell’inchiesta condotta dalla procura di Spoletoo su operazioni bancarie facili e appropriazioni indebite all’interno della Banca popolare locale – commissariata dallo scorso mese di luglio -. E’ di queste ore la notizia che gli originari 17 indagati sono diventati 34 e che nei confronti di costoro la magistratura spoletina ha notificato gli avvisi di conclusione delle indagini, perludio a una richiesta di rinvio a giudizio. E da fonti inquirenti si apprende che le contestazioni di reato iniziali si sono aggravate: alle accuse già pesanti di appropriazione indebita aggravata se ne sono aggiunte altre ancora più gravi come l’associazione per delinquere, intermediazione usuraria, bancarotta fraudolenta, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture e documenti per operazioni inesistenti, ma anche omessa comunicazione del conflitto di interessi. L’indagine condotta dagli agenti del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza di Roma ha evidenziato condotte illecite maturate nel periodo tra il 30 settembre 2007 e il 24 aprile 2012. Il nome di Antonio Di Matteo compare nello specifico per una pratica relativa alla società immobiliare Finsud, guidata da Antonio Sarni, dell’omonimo gruppo. Con loro c’è l’ex presidente della Bps, Nazareno D’Atanasio, chiamato in causa nell’inchiesta proprio per questa pratica. Alessandro Laganà – che a Teramo è noto per i suoi investimenti nell’hotel Sporting e per l’interesse mostrato prima per la società di calcio e poi per quella di pallacanestro – viene chiamato in causa per un episodio che la magistratura contesta essere di appropriazioe indebita assieme ad altri immobiliaristi romani, quali Alessandro Monaldi, Cosimo De Rosa e Antonio Gentile. Laganà, secondo quanto ipotizza la magistratura umbra, avrebbe avuto ruolo nel caso di un finanziamento di 800mila euro a Monaldi e in quello di un raddoppio dell’apertura di credito su sconto fatture, diventato di un milione di euro dall’originario mezzo milione, per l’imprenditore Gentile.
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