TERAMO – L’atto finale del processo per il crollo della discarica La Torre (17 febbraio 2006) si è consumato con l’assoluzione dell’allora sindaco e oggi Governatore d’Abruzzo, Gianni Chiodi e con le condanne dell’allora assessore all’ambiente e oggi consigliere regionale Berardo Rabbuffo e del direttore tecnico e responsabile della gestione della discarica D’Antonio Nicola: sono colpevoli di disastro colposo, un anno e 4 mesi di reclusione con pena sospesa e pagamento dei danni alle parti civili. La sentenza del giudice monocratico del tribunale di Teramo, Domenico Canosa, arriva dopo oltre 5 ore e mezza di camera di consiglio, e coglie di sopresa il solo Rabbuffo: «Non è condivisibile, credo ci siano ampi margini per l’appello. Non comprendo – ha detto a caldo il consigliere regionale di Fli -, come mai decisioni e azioni che vengono prese in ambito collegiale possano cadere invece in capo a uno solo. Voglio dire: vengono assolti i progettisti, viene stralciata la posizione del sindaco, viene invece assimilata la posizione del delegato, cioè io, a chi detiene la gestione dell’aspetto tecnico… Per carità, sono contento dell’assoluzione di Chiodi ma c’è qualche aspetto che va capito in questa sentenza».
La sentenza. Oltre a Chiodi, per cui il pm Stefano Giovagnoni aveva chiesto una condanna a un anno e quattro mesi, sono stati assolti, dalla stessa accusa di disastro colposo, Claudio Ruffini ed Ernino D’Agostino – i due presidenti di provincia che firmarono ordinanze prima del crollo, nel 2004 e nel 2005 -, Ferdinando Di Sanza, il dirigente del settore ambiente della Provincia e l’ex sindaco e predecessore di Chiodi, Angelo Sperandio, Franco Gerardini, dirigente del settore rifiuti della Regione Abruzzo e Massimo Di Giacinto, suo precedessore fino al 2005. Ma c’è una sostanziale differenza nelle assoluzioni: Ruffini, D’Agostino, Di Sanza e Sperandio sono stati assolti con la formula del «non aver commesso il fatto»; Chiodi, Di Giacinto e Gerardini «perchè il fatto non costituisce reato». In sostanza per il giudice Canosa manca l’elemento soggettivo del reato nella condotta del Governatore e dei due dirigenti, ne esclude la sola colpa, non l’atteggiamento.
Il risarcimento alle parti civili. Rabbuffo e D’Antonio sono stati condannati anche al pagamento dei danni alle parti civili, rappresentate dal Comitato La Torre, rimandando al giudice civile la trattazione; ha però quantificato in circa 30mila euro la somma da sborsare in solido tra loro per rifondere le spese di costituzione di Francesco Di Diomede (13.800 euro), Toni Stanchieri e Casimiro Umberto D’Innocenzo (6.500 euro ciascuno) ed Egidio Di Timoteo (5mila euro). La discarica è stata dissequestrata e riconsegnata al Comune (era chiusa per ordine del giudice dal 24 febbraio di 7 anni fa). Lo stesso giudice ha deciso di rinviare gli atti alla procura perchè riveda la posizione di due tecnici dell’Arta in merito ai sopralluoghi effettuati all’epoca.
Soddisfatti gli avvocati di Chiodi. «La sentenza conferma quello che noi sostenevamo – hanno dichiarato gli avvocati enrico Mazzarelli e Mauro Di Dalmazio, che assstevano il governatore Chiodi nel processo -. Il sindaco Chiodi non aveva alcuna responsabilità nel crollo della discarica».