TERAMO – Varrassi il giorno dopo. Ieri la manifestazione sotto la Asl di Teramo contro la decisione di escludere dalla convenzione con l’’Università dell’Aquila lurologo Carlo Vicentini, oggi le reazioni del manager in una intervista rilasciata a emmelle.it.
Professore, sente l’’astio della cittadinanza?
«Proprio no. Sarebbe ridicolo credere che io sia qui a fare il male della collettività. Come medico prima di tutto e in seconda battuta come organizzatore della sanità teramana, per la natura stessa dei miei due ruoli, agisco con l’obiettivo di migliorare le condizioni delle persone. Di conseguenza a nessuno credo che possa saltare in mente che io abbia la volontà opposta. E poi, le manifestazioni sono un fatto democratico, mica un attacco personale».
Allora la manifestazione di ieri non la disturba?
«Intanto vorrei precisare che io sono uno degli otto componenti della commissione paritetica che ha assnto le decisioni per il rinnovo della convenzione. La manifestazione mi disturba negli aspetti strumentali. Continuo a domandarmi perché tutta questa vivacità su urologia e perché nessuno manifesti per l’allontanamento, per esempio, della professoressa Penco e del professor Calvisi. E parliamo di un cardiologo e di un ortopedico,
argomenti su cui la popolazione è sensibile, no? E poi perché alla manifestazione c’erano rappresentanti politici, addirittura del Consiglio regionale? Loro hanno ben altri strumenti per entrare in contatto con l’amministrazione Asl, sono stati eletti per questo. Per trovare soluzioni con la politica che nomina amministratori e manager, come sono io. Loro sono il tramite dei cittadini, fanno azioni in sedi istituzionali. Quando fanno quello che hanno fatto ieri mi sorge il dubbio che buttino fumo negli occhi, che non siano animati dalla volontà di risolvere problemi, ammesso che per Urologia ce ne siano».
Ma chiedevano tutti dati precisi sulla mobilità passiva, hanno di fronte liste d’attesa lunghissime, vogliono risposte.
«Lo ripeto: non esistono liste d’attesa in urologia. Nessuno mi ha mai fatto vedere un dato in questo senso. Circa la mobilità passiva continuiamo a rimbalzarcela, questa storia. Ho spiegato che per quanto riguarda urologia la mobilità passiva è la causa per cui stiamo riorganizzando il reparto. Non è il contrario».
Lei non può negare che le persone guardano all’allontanamento di Vicentini come a un problema in
più che si crea. Come faranno a farsi curare adeguatamente?
«Lì ci sono altri 5 professionisti, mica era solo. Gli altri cinque non sono in grado di lavorare? E come mai? Ma
non scherziamo… la sanità è una cosa seria, non un terreno di scontro su nomi e cariche».