TERAMO – L’operazione "Aur Rosu" che ha portato stamane all’arresto di 14 persone nelle Marche, ha toccato anche il teramano. La banda romena che faceva razzia di rame dagli impianti fotovoltaici aveva, infatti, raggiunto anche i territori di Mosciano Sant’Angelo e a Torano Nuovo. All’operazione Aur Rosu (oro rosso), hanno partecipato circa cinquanta militari dell’Arma impegnati fra Ascoli Piceno e Latina, per eseguire 14 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del tribunale di Ascoli Piceno, Giuliana Filippello, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica ascolana, Cinzia Piccioni, controfirmata dal Procuratore capo Michele Renzo, nei confronti di un’associazione per delinquere, di matrice romena, dedita alla commissione di furti di rame presso impianti fotovoltaici tra le province di Ascoli Piceno, Macerata e Teramo. Le manette sono cosi’ scattate ai polsi di Costica Pascal, 26, Constantin Vartosu,42, Ionut Marian Palea. 28, Nicola Moldoveanu, 42, Robert.Miai Peptanaru,30, Iulian Miai Clapon, 20, Constantin Para, 38 e degli italiani Pasqualino Celani, 50, Daicol Alfonsi, 26 e Stefano Morganti, 26. Sono in corso attive ricerche nei confronti di altri due componenti al momento irreperibili. Durante l’operazione sono stati sequestrati visori notturni, indumenti per il travisamento (mefisti, guanti) nonche’ radio-trasmittenti, tutto materiale utilizzato per la commissione organizzata dei furti di rame. I furti erano stati commessi fra novembre ed aprile scorso ad Acquaviva Picena, Mosciano, Corridonia (Macerata), San Severino Marche e San Ginesio (Macerata) e Torano Nuovo. Le investigazioni, avviate dai militari del Nucleo Operativo della compagnia carabinieri di San Benedetto del Tronto alla fine dello scorso anno a seguito di alcuni furti perpetrati presso impianti fotovoltaici ubicati nell’hinterland sambenedettese, e condotte con l’ausilio di indagini tecniche e di geo-localizzazione elettronica- si erano parzialmente concluse lo scorso 2 maggio. Allora, infatti, i militari arrestarono, in flagranza di reato, sette dei 14 indagati, responsabili del furto di circa 30 quintali di cavi in rame, che costituivano l’impianto di trasmissione di energia elettrica di un sito fotovoltaico di Cesolo di San Severino Marche (Macerata). Un danno patrimoniale superiore ai 50mila euro. Attraverso minuziosi riscontri alle intercettazioni telefoniche ed ai servizi di osservazione e pedinamento, gli investigatori hanno ricostruito la geometria criminale di un vera e propria associazione per delinquere di matrice romena, i cui componenti, tutti residenti o domiciliati da tempo ad Ascoli Piceno, erano favoriti dalla compartecipazione anche di tre ascolani. La struttura organizzativa prevedeva due figure emergenti, con il compito di individuare gli obiettivi da colpire, costituire le squadre d’assalto, dirigere e coordinare i sopralluoghi presso gli obiettivi scelti e poi tutte le fasi del furto. Gheroghica. M.S. 33 anni e Platon O.M., 23, erano stati infatti arrestati lo scorso 2 maggio, per cui attualmente si trovavano agli arresti domiciliari, il primo ad Ascoli Piceno ed il secondo a Latina. Le indagini hanno permesso di definire il ruolo di tutti gli altri componenti della banda oggi tratti in arresto: c’era chi svolgeva funzioni generiche di "manovalanza" chi come "vedetta" durante i sopralluoghi e le fasi del furto; chi come "autista" dei mezzi pesanti su cui viaggiava la refurtiva oppure "movieri" per il trasporto, dalla scena del crimine, degli autori materiali dei furti.
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