TERAMO – «Quel reparto è improduttivo e lo dimostra uno studio che oltre dieci anni fa, l’allora direttore generale Sabatino Casini, aveva commissionato: l’urologia di Teramo quanto ad attrattività, faceva registrare un modestissimo 15%». Il direttore sanitario aziendale Camillo Antelli non usa mezzi termini per illustrare ai giornalisti i dati della Asl sulla ‘querelle’ su Vicentini, il primario al centro di una crociata pubblica, dopo la notizia della mancata riconferma del reparto universitario da lui diretto nella convenzione con l’Università dell’Aquila. E annuncia tre novità: che è stato bandito l’avviso pubblico per l’assunzione di due urologi, che si farà altrettanto, ma con un concorso, per individuare il nuovo direttore dell’unità complessa del Mazzini e che si sta valutando l’ipotesi di un procedimento disciplinare per quel medico o quei medici che si sono rifiutati di prendere il posto di Vicentini, che ha deciso di lasciare il suo posto. In sostanza, in questo momento l’urologia si ritrova a cercare qualcuno che la diriga. Antelli ha sottolineato come questo significhi che in quel reparto «non c’è stata scuola, non è stata tramandata esperienza, non c’è stato lavoro di squadra. Quando un primario va via – e Antelli ha citato anche la sua esperienza personale di ginecologo – non se ne accorge nessuno sul piano professionale, se ha ‘allevato’ buoni seguaci. Dopo quello studio sull’attrattività del reparto, che risale a 2003, le cose non sono cambiate: perchè ad esempio i dati ci dicono che tra il 2008 e il 2012 il 52% dei teramani ha preferito andare altrove per operarsi… Ancora: il responsabile del Dipartimento di chirurgia da cui dipende urologia, De Berardinis, nella valutazione richiesta dalla direzione, scrisse della "scarsa" attività chirurgica del reparto sulla base dei registri operatori». Registri operatori, diventati ‘famosi’ per via delll’inchiesta sull’urologo Robimarga, che dimostrano come l’85% degli interventi di quel reparto sono stati appannaggio di Vicentini: «A Teramo si fa la metà dell’Aquila, nonostante qui ci siano un direttore e 10 medici, contro il direttore e 3 urologi di là – ha aggiunto Antelli». E il direttore sanitario chiude, dopo aver annunciando una specie di ‘repulisti’ generale in urologia, definendo «di autidofesa e non di solidarietà» l’atteggiamento dei quei medici che oggi non vogliono sostituire Vicentini.
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