TERAMO – Un’Italia senza le attuali province e regioni, ma con 35/40 nuove aree "autosufficienti" che "funzionano" grazie ai loro sistemi metropolitani e alle infrastrutture a disposizione. Con quali pro? "Risparmi" nella gestione del territorio e "semplificazione" nell’erogazione dei servizi. E’ la proposta di riordino territoriale del paese a cui sta lavorando la Società geografica italiana "in accordo con il Ministero per gli Affari regionali e le Autonomie": è stato infatti istituito, fanno sapere i geografi, un tavolo di lavoro con il dicastero a cui fa capo Graziano Delrio per discutere "la riforma del titolo V della Carta fondamentale, che prevede l’abolizione delle 110 Province e un riordino istituzionale funzionale per migliorare i servizi diminuendo la spesa pubblica", e per valutare la proposta di "neoregionalismo" fatta dalla Società. Le conclusioni a cui giungerà il gruppo saranno "prese in considerazione dal ministro". Le 35/40 nuove regioni, spiega in una nota il presidente della Società geografica italiana, Sergio Conti, "sarebbero il risultato di un’aggregazione intercomunale e non di un accorpamento delle province così come previsto dal ddl costituzionale approvato nei giorni scorsi". La nuova Italia, secondo i geografi, è "un disegno programmatico che trascende le consolidate suddivisioni amministrative provinciali e regionali. Competitività, sostenibilità ambientale e innovazione socio-culturale rappresentano i nuovi asset strategici su cui fondare una possibile proposta". L’obiettivo, precisano in una nota, è "proporre un’organizzazione dell’Italia articolato in una molteplicità di centralità strategiche secondo l’individuazione di una pluralità di ‘nuovi fattori di localizzazione’ che sostengano un ritaglio amministrativo adeguato al territorio".
Tra questi: le funzioni urbane (i sistemi metropolitani rappresentano delle realtà imprescindibili), la delimitazione fisico-funzionale, le reti di connessione (a livello di infrastrutture). La proposta, precisa la Società geografica, "rispetterà il più possibile la sovrapposizione con gli attuali confini amministrativi". Inoltre, "le deroghe dovranno essere presentate alla popolazione ed essere oggetto di consultazione". Le nuove regioni saranno comunque "il più possibile autosufficienti potendo beneficiare al proprio interno dell’esercizio del maggior numero possibile di funzioni. Ne deriverebbe dunque un risparmio di gestione e una semplificazione del quadro dell’erogazione di servizi".