TERAMO – Teramo può continuare a vedere le stelle. E’ stato infatti scongiurato l’accorpamento tra l’osservatorio astronomico di Collurania e quello Monte Porzio Catone, in provincia di Roma. «Parliamoci chiaro – afferma il direttore dell’Osservatorio di Collurania Roberto Buonanno – per noi avrebbe significato la fine: si tratta di un osservatorio molto più grande del nostro, avremmo perso totalmente l’autonomia». La salvezza è arrivata grazie ai fondi europei per l’alta formazione, circa 1,4 milioni di euro, erogati dall’assessorato regionale guidato da Paolo Gatti, di cui una parte consistente è andata ai Laboratori del Gran Sasso, e un’altra, appunto, a Collurania. «L’Inaf, l’Istituto nazionale di Astrofisica – spiega Gatti – ha infatti deciso di sospendere, a tempo indeterminato, la decisione di accorpare l’Osservatorio con il suo omologo romano, decisione che ormai sembrava irreversibile e che era stata anche inserita nello Statuto. Non potevamo permetterci di perdere una delle eccellenze del nostro territorio, una realtà unica con oltre 120 anni di storia, che presenta risultati di grande rilievo nel campo della ricerca scientifica. Anche il Governatore Gianni Chiodi si è impegnato molto con l’Inaf per sostenere l’Osservatorio». L’Osservatorio svolgerà quindi attività didattiche e divulgative per avvicinare ed orientare i giovani al mondo della scienza.
IL TELESCOPIO PIU’ GRANDE DEL MONDO – Scongiurato l’allarme chiusura, l’Osservatorio può continuare a “guardare in alto”, in tutti i sensi. Uno dei progetti più interessanti, ed affascinanti, a cui sta partecipando si chiama Ska (Square Kilometer Array) il più grande radiotelescopio mai costruito, attualmente in preparazione tra l’Australia e il Sudafrica. Si tratta del più ambizioso programma radioastronomico attualmente in fase di studio. Sarà un network caratterizzato da un 1 km quadrato di area di raccolta, un grande campo di vista, un’estensione di alcune migliaia di chilometri e tecnologie innovative per ricevitori, trasporto ed elaborazione del segnale e calcolo. Lavorerà su un grande intervallo di frequenze con un miglioramento di 50 volte in sensibilita’ e di oltre 100 volte in velocita’ di osservazione del cielo, rispetto agli strumenti attuali. Altissime le prestazioni previste (e anche i costi). Il progetto vede un coinvolgimento su scala mondiale: tra i Paesi che vi partecipano ci sono l’Australia e il Sud Africa, solo per fare alcuni esempi, e c’è anche, il nostro Osservatorio. «E’ un progetto davvero interessante – afferma Buonanno – lo scopo è anche quello di studiare le cosiddette ottiche adattive: in pratica uno dei grandi ostacoli per i telescopi a terra è rappresentato dall’atmosfera, in pratica si tratta di eliminare questa sorta di interferenza per far avere al telescopio le stesse performance che avrebbe nello spazio». E a breve l’Osservatorio pubblicherà anche un bando per una borsa di studio da affidare ad un giovane ricercatore abruzzese per collaborare a suoi progetti.