TERAMO – "Il procuratore Vigna è stato molto professionale, abbiamo parlato ma non posso dirvi cosa ho detto. Ho ammesso? Non posso dirvelo ma mi ha chiesto di collaborare". Il ciclista Danilo Di Luca, commenta così la sua audizione in Procura Antidoping, a seguito della sua positività all’Epo riscontrata il 29 aprile 2013, nel controllo disposto fuori competizione dall’Unione Ciclistica Internazionale. ‘Il Killer di Spoltore’, già squalificato nel 2007 per aver frequentato il medico inibito Santuccione (tre mesi) e nel 2009 per la sua positività all’Epo-Cera (2 anni) rischia ora un nuovo stop tra gli 8 e i 12 anni. "Restare nell’ambiente? Sto già facendo altro, quindi vedrò – ammette il corridore, fermato lo scorso 24 maggio, durante il Giro d’Italia -. Ho un negozio di bici e costruisco bici. E faccio anche altri sport, come tennis e nuoto. È ancora presto per decidere cosa fare". Ieri Valentino Sciotti, patron del gruppo Farnese, in una lettera aperta gli aveva chiesto di confessare per essere un "punto di svolta tra il ciclismo dei dubbi e delle zone d’ombra ed il ciclismo della trasparenza", un appello però che non sarebbe stato raccolto da Di Luca che, nell’ora di audizione, non avrebbe collaborato. "L’ho letta – dice il vincitore del Giro 2007, accompagnato oggi dall’avvocato Ernesto De Toni -, ma è meglio non parlare ed aspettare i tempi in cui farlo. Cosa dire ai tifosi? Per ora non mi sento di dire nulla. Chi è mio tifoso resterà mio tifoso mentre chi non lo era prima non lo è neanche ora. Non cambia tanto".
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